Vent’anni fa, oggi, Belgrado stava subendo l’atrocità delle bombe provenienti dall’occidente. Vent’anni fa, oggi, bambini e famiglie innocenti morivano. Vent’anni fa, oggi, un paese si stava disgregando.
Le origini del conflitto in Kosovo risalgono alla revoca delle autonomie della regione da parte del governo presieduto da Milosevic, presidente della Serbia, nel 1989. Tale revoca minacciava direttamente la minoranza etnica albanese-kosovara che di fronte alla sempre maggiore affermazione del nazionalismo serbo, promosse una serie di azioni dapprima non violente e poi sempre più caratterizzate dalla guerriglia. La risposta della Serbia sarà molto violenta e ciò porterà alla mobilitazione della NATO, con un ruolo anche dell’Italia, che decise di intervenire in guerra per porre fine ai conflitti, giungendo a paralizzare il paese attraverso azioni volte a colpire bersagli e militari e civili, e spingendo così il popolo serbo a far pressione sul governo al fine di giungere alla cessazione della guerra. Ulteriore causa di morte furono le bombe ad uranio impoverito, che provocarono varie forme di cancro, soprattutto leucemia.
Tutto ciò l’ha vissuto sulla propria pelle la scrittrice serba Tjana M. Djerkovic’, che ha riportato le sue memorie nel libro-diario Il cielo sopra Belgrado; pubblicato nel 2001, dopo aver circolato per molto tempo come libro di nicchia, viene ripubblicato nel 2019 perché, come dice la stessa scrittrice, “nulla è ancora concluso”.
Nata e cresciuta a Belgrado, Tjana trascorse la sua infanzia senza sentire troppo il peso del regime presente, imparando dal padre ad amare la sua terra d’origine, ma allo stesso tempo ad aprirsi all’integrazione di culture differenti. Questa apertura mentale e il suo lavoro presso l’UNESCO le permisero di viaggiare molto, soprattutto in Italia, luogo in cui si stabilì e tuttora vive con marito e figli, mantenendo però il suo pensiero e le sue opinioni.
Da ragazza non avrebbe mai pensato che anche la sua generazione, cresciuta con un’idea di fratellanza tra i popoli, sarebbe stata costretta ad imbracciare le armi, ma la sua convinzione fu presto smentita. Sopraggiunge infatti una guerra fratricida, che è la più sanguinosa e ingiusta di tutte in quanto entrambe le parti conoscono i punti deboli dell’altra. Lei vide questa vicenda come una negazione di tutto ciò che riteneva sacro e permanente, ovvero l’unità e l’anima del suo paese. Si sentì tradita da quel “bombardamento criminale”, di cui l’Italia stessa fu un’attiva partecipe. Vide il suo popolo abbandonato a se stesso senza avere nessuna colpa, poiché la colpa è solo individuale. Affrontò il conseguente trauma rifugiandosi nella scrittura, che lei considera come una sorta di auto-terapia.
Nel libro racconta che durante i giorni dei bombardamenti, mentre lei era in Italia e i suoi cari a Belgrado, la sua preoccupazione principale era ricavare notizie sulla condizione del suo paese. Oltre a questo turbamento si aggiungeva quello di dover spiegare ai suoi figli, per metà serbi e per metà italiani, che il loro paese di residenza combatteva quello d’origine.
Nonostante lei sia consapevole delle orribili colpe del regime serbo, rimane convinta del fatto che questo non giustifichi le ingiustizie che subirono la popolazione e il sistema produttivo jugoslavo.
Si trattò infatti di una violazione ingiustificata al diritto alla vita poiché ci sono mille modi per rovesciare un regime, ma uccidere persone innocenti non deve essere uno di quelli.
Alla domanda “Quale futuro immagini per il tuo paese natale?”, Tjana risponde: “Non vedo futuro per la Serbia; vedo persone forti che meritano tanto e un paese con moltissima bellezza che purtroppo è stata più volte ferita. Io cerco in continuazione di sfatare la cattiva nomina nei confronti della Serbia, ma non è facile perché le convinzioni di persone che non approfondiscono la realtà quotidiana, sono purtroppo molto forti.”
Caterina Marchini e Serena Conte, Liceo V. Alfieri
Grazie del testo. Vorrei solo correggere una frase. Non mi sono mai considerata etnicamente pura. Non l’ ho mai detto, se non ironizzando e non l’ho mai pensato. Sarebbe assurdo condiderarsi puri, tanto meno etnicamente in nessuna parte del mondo, figurarsi nei Balcani.
Tijana M. Djerkovic
Abbiamo corretto venerdì scorso! scusi ma il commento ci era sfuggito. I ragazzi son tornati a scuola dopo il Salone ma abbiamo corretto appena possibile