Un centinaio di persone affolla il Chiostro San Paolo, in occasione dell’incontro con Wu Ming 1, alias Roberto Bui.
“Mi han detto di cominciare, quindi comincio.” Con questa frase iniziale lo scrittore, che insieme ad altri tre membri costituisce il famoso collettivo letterario Wu Ming, comincia la conferenza sul loro ultimo romanzo storico, L’armata dei sonnambuli.
Concepito dopo sei lunghi anni di gestazione, un percorso accidentato ed una notevole fatica, il libro, uscito a maggio di quest’anno, è una summa di numerosi studi e ricerche storiche. La macrotematica della rivoluzione, in tutte le sue forme, è sempre stata cara a Wu Ming, che hanno affrontato questo argomento anche nel loro precendente romanzo, Manituana, nel quale viene raccontata la Guerra d’Indipendenza Americana dal punto di vista dei nativi. Quindi perchè non affrontare la Rivoluzione per eccellenza?
Decidono di ambientare il secondo libro nel biennio più sanguinoso della Rivoluzione Francese, dal 1793 al 1795, periodo da sempre preda di stereotipi e monumentalizzazioni, nonchè causa di guerra civile tra gli storici. Narrano il terrore dal basso nella sua forma più sghemba, attraverso pensieri di diversi personaggi che appaiono come allegoria di altrettanti temi.
Essi riguardano per lo più la questione scientifica dell’epoca, l’importante ruolo delle donne, quello del teatro e, grazie ad anacronismi, riescono a mettere sulla bocca dei personaggi principali idee e pensieri del futuro Novecento.
Lasciando il pubblico senza parole, Roberto Bui conclude la conferenza leggendo un avvincente estratto del romanzo L’armata dei sonnambuli, decretando così un’orda di applausi ed una folla soddisfatta e sorridente.
Articolo scritto da Chloé Friard e Adriana Pretula.
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