Le scuole, definite da Christian Raimo “palestre di uguaglianza” dei diritti, devono essere luoghi ospitali.
La questione sul poco spazio disponibile e sulle condizione precarie dei materiali scolastici è stata uno dei problemi affrontati dal linguista Tullio De Mauro, dallo scrittore Christian Raimo e dall’insegnante e blogger canadese Lizanne Foster. I mezzi per creare spazi più ampi e luoghi adeguati ci sarebbero, ma è necessario che la società si mobilizzi per realizzarli; De Mauro afferma addirittura che anche un luogo esteticamente squallido possa essere ospitale se il clima è reso piacevole dagli insegnanti.
Lizanne Foster, vera protagonista della conferenza tenutasi al Teatro Nuovo di Ferrara, ha parlato di come sia riuscita a trarre preziosi elementi educativi dalla sua esperienza scolastica in Africa durante l’Apartheid e di come li riutilizzi oggi. L’insegnante, inoltre, incoraggia i propri studenti a far domande, a sostenere le proprie opinioni durante le lezioni e addirittura dà loro la possibilità di “sfidarla” o metterla in soggezione, garantendosi così il loro rispetto. Uno degli strumenti che la Foster impiega, per coinvolgere i propri alunni, è una scatola nella quale questi ultimi possono inserire critiche e proposte con lo scopo di migliorare l’ambiente didattico.
Intrattenere relazioni con gli studenti è fondamentale, sono l’elemento che prendono di più in considerazione quando giudicano l’insegnante. Il modo in cui si sentono al termine di una giornata di lezioni è l’unica valutazione a cui il docente dovrebbe sottoporsi, l’unica, secondo De Mauro, veramente efficace.
Il sistema scolastico accademico è povero dal punto di vista umano, i ragazzi sono sensibili e per questo colgono più efficacemente un insegnamento che viene dal cuore. Gli studenti hanno bisogno di interagire, di discutere con i propri docenti sulle informazioni che, ormai, immagazzinano attraverso Internet. E’ necessario, quindi, che gli educatori sviluppino il più possibile le capacità di comunicazione e trovino, così, il coraggio di cambiare.
Gaia Baldacci, Liceo V. Alfieri (Torino)
Antonina Wozna, Liceo L. Ariosto (Ferrara)
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