Tahar Ben Jelloun presenta per la prima volta il suo ultimo libro: “L’Ablazione”
In occasione del festival di “Dedica” e durante l’incontro conclusivo con l’autore, Tahar Ben Jelloun, è stato presentato per la prima volta il suo ultimo libro “L’Ablazione”, rendendo la manifestazione il suo trampolino di lancio.
La curatrice di “Dedica”, Annamaria Manfredelli, come da tradizione, ha consegnato la medaglia d’argento che ogni anno “Dedica” riceve dal Presidente della Repubblica all’autore, che sbadatamente l’ha fatta cadere, strappando una risata al pubblico.
La giornalista Antonella Fiori che ha condotto la conversazione ha presentato il libro come un breve romanzo con una trama ricca, sorprendentemente forte che illumina alcuni aspetti del vivere che si patiscono quotidianamente ma di cui ci si vergogna a parlare; una storia di presenza e assenza, raccontata in prima persona facendo immedesimare il lettore nelle sofferenze del protagonista, un matematico cinquantasettenne, a cui viene diagnosticato un tumore alla prostata.
Lui sceglie così di sottoporsi all’ablazione totale, l’asportazione dell’organo stesso, che comporta incontinenza e impotenza, una perdita che crea un vuoto sia fisico che psicologico e che sembra incolmabile.
“Il pene è il cammino più breve tra due cuori, come può un uomo vivere senza questo collegamento? La vita senza libido è ancora vita? Si può fare una radioterapia dei sentimenti? Si può provare un amore platonico per una donna quando non si può più fare l’amore?”
L’impotenza sembra la fine, fa sentire precocemente vecchi, “come un mobile usato, una stanza rovinata dall’umidità, una stampa ingiallita dal tempo”. Ma è davvero una fine o può essere una liberazione? D’altronde l’ablazione è stata una decisione presa dal protagonista stesso, che gli causa un dissidio interiore e che lo porta ad una dimensione altra dove le illusioni sono cadute: l’onnipotenza, il pensiero di essere infiniti vengono sostituiti dal senso di finitezza.
Come il nostro corpo è visto dalla società? E’ un corpo sotto i riflettori che non può avere zone d’ombra, d’imperfezione. Viviamo in un mondo sessualmente omologato, costantemente circondati dalla sessualità che molte persone vivono con una miseria di cui non si parla, o che si nasconde dietro l’ostentazione della perfezione: dobbiamo far credere che la nostra vita sia perfetta anche se non lo è.
Il libro esplora le “Dark Sides”, tutti i vuoti e le imperfezioni del corpo. Si entra nel corpo come in una caverna proibita, andando oltre l’involucro.
L’ablazione è un tema occultato, non solo maschile ma anche universale, che per la sua “indecenza” rende reticenti a parlare: cosa accade dentro di noi quando ci troviamo in una situazione che porta ad un capovolgimento interno permanente che cambia radicalmente il nostro rapporto con l’esterno, che invece rimane sempre lo stesso? E come mai non riusciamo ad accettare il cambiamento? Perché è l’ambiente intorno a noi ad essere tossico, ad imporci una lotta continua per garantire il massimo delle prestazioni, e una vita che ci ha sempre dimostrato che solo i cattivi hanno successo, una realtà difficile da accettare: solo con la poesia, l’arte e la letteratura possiamo affrontarla.
“L’ablazione” non è un libro contro la morte, perché contro la morte non si può niente, ma è un inno alla vita, che non ruota attorno alla prestazione ma che è composta da diverse sfaccettature: così come Borges nonostante la cecità ha continuato a coltivare l’amore per la letteratura e per i suoi libri, e Buñuel nonostante la sordità ha diretto cinque film, allora anche un matematico può vivere senza libido; e l’autore sceglierà per lui che sarà la speranza ad avere la meglio sulla depressione e sul vuoto costante che per sempre farà parte della sua vita.
Chiara Cozzarini, Sara Gaiotti, Andrea Pistelli, Liceo Grigoletti Pordenone
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