Paolo Peluffo ha un curriculum che non molti possono vantare: laurea in storia della filosofia alla Normale di Pisa, capo dell’Ufficio Stampa di Palazzo Chigi a soli 29 anni, – nominato da colui che sarebbe diventato presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, – attualmente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e membro della Corte dei Conti, e molte altre cose che da sole basterebbero a scrivere un libro.
Il libro però l’ha scritto lui, e non è un’autobiografia, ma un progetto interessante che nasce dalla collaborazione con il presidente Ciampi. “La riscoperta della patria” nasce con l’idea di raccontare un ipotetica storia italiana, da oggi (e non solo) al 2061.
Tuttavia, la conferenza poco ha parlato del nuovo libro, concentrandosi piuttosto su ciò che la storia rappresenta – e come dovrebbe essere rappresentata – in Italia. Secondo Peluffo, ciò che serve per arrivare al 2061 è la capacità di narrazione della memoria. E la memoria nazionale è “una passeggiata tra le stanze di un museo della storia italiana, che non abbiamo”.
Però dice anche che non servirebbe un museo, non solo almeno, perché la storia non è una questione di semplici fatti, e date, e nomi da citare, ma è fatta da avvenimenti e racconti che dovrebbe essere conservati e trasmessi con passione, evitando il nazionalismo tanto caro ai cugini d’oltralpe.
In definitiva, il consiglio che dovremmo ascoltare è di non spendere soldi in questo momento di crisi, ma imparare ad organizzare e raccontare al meglio il processo attraverso cui il nostro Paese è nato, si è evoluto – sebbene non sempre in meglio – e continuerà a crescere.
Concludiamo con una citazione di Walter Barberis, relatore dell’incontro: “Gli italiani non sono parricidi, ma fratricidi”. Speriamo di no.
Amedeo Parvis e Ilaria Pirchio, 1D Liceo Alfieri
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