Hotel Roma. Questo il luogo che ha segnato la fine della vita di Cesare Pavese, che qui si suicidò nel 1950, e l’inizio della passeggiata letteraria in suo onore. Questa mattina a Portici di Carta si sono tenute 7 passeggiate letterarie in contemporanea, 4 delle quali organizzate dall’associazione culturale “ready to go, passeggiate letterarie” il cui motto è: “Camminare conoscendo, conoscere camminando”.

La passeggiata dedicata al ricordopasseggiata di Pavese, e non solo, è stata un appassionante viaggio storico e letterario tra ‘800 e ‘900 ed è iniziata raccontando le vicende di grandi personaggi che hanno amato Torino e ne hanno scritto; primi tra tutti d’Azeglio e De Amicis. Massimo d’Azeglio voleva infatti “fare gli italiani” e fu primo ministro del Regno di Sardegna, mentre De Amicis, nel libro Cuore, narra episodi del Risorgimento ed esalta i valori dell’Italia unita. In piazza Carlo Felice c’è anche una statua di Edmondo De Amicis che ai lati ha incise due raccomandazioni, una per i ragazzi e una per le ragazze: non deludere mai i genitori e non trascurare la casa, principi ideali del periodo del Risorgimento italiano. Amare e conoscere la propria città e sapere il perché dei nomi dati alle vie è inoltre fondamentale secondo questi due scrittori dell’ 800.

Cesare Pavese, allievo di Augusto Monti, ha dato tanto per la letteratura e anche lui ha ripreso ed esaltato l’orgoglio di essersi formato e affermato a Torino. Fu uno dei primi a sottolineare l’importanza del rapporto luoghi-narrazione e insegnò ad apprezzare i posti più stupefacenti di Torino, quelli che lasciano a bocca aperta. Era solito scrivere nei caffè – di solito nel Caffè Elena di piazza Vittorio – e innamorarsi delle cantanti ballerine dei café chantant molto in voga a quei tempi. Una sera, dopo uno spettacolo, aspettò a lungo sotto la pioggia una certa Milly: lei non si fece mai vedere, mentre Pavese per una pleurite dovuta al freddo fu costretto a casa per quasi un mese. portici 3

Un’altra importante scrittrice che amava le sorprese di Torino e definiva questa città speciale e unica è stata Marina Gersoni Jarre, di origine Lettone, laureata nel’48 nel capoluogo piemontese, poi insegnante di francese per 25 anni. Considerava la scrittura in italiano un esercizio molto complesso, ma è riuscita a descrivere molto bene tutte le stupende piazze di Torino, specie quelle meno note. Marina Jarre – scomparsa il 3 luglio di quest’anno – è stata inoltre attivista per i diritti delle donne,  ha collaborato con la casa editrice Einaudi e ha partecipato alla realizzazione di diversi documentari della Rai sul dopoguerra. Un cenno è stato fatto anche a Guido Gozzano,  che ha saputo invece descrivere alla perfezione piazza Castello e che nella divertente poesia “Le golose” ha fatto una caricatura spiritosa e satirica delle signore torinesi che si recavano nei caffè a mangiare pasticcini e a passare il tempo chiacchierando.

L’ultima tappa di questa passeggiata sono stati gli “Infernotti” (infernòt in piemontese significa luoghi sotterranei) di palazzo Carignano, che ospitano la fondazione omonima, frequentata oltre che da Pavese anche da Eco e John Cage; qui alcuni grandi uomini di cultura, come Edoardo Sanguineti, tenevano importanti corsi di semiologia.

Torino, insomma, ha sempre dato tanto e fatto emozionare e sempre continuerà a farlo. Torino è luce.

Alan Poggio, liceo linguistico Marie Curie, tutor Fuorilegge