Angoscia. Questa è la sensazione che ha serpeggiato tra il pubblico dell’ex Convento di S. Francesco durante la lettura integrale del romanzo “Terra e Cenere” di Atiq Rahimi. Nella vicenda, ambientata in un angolo sperduto dell’Afghanistan, il vecchio Dastghir assieme al nipote Yassin è in viaggio per incontrare il figlio Moràd nella miniera in cui lavora.
L’attore, Fausto Russo Alesi in un atto unico ha scelto di interpretare la precarietà dell’uomo di fronte ad una realtà distruttiva come quella della guerra. Attraverso una lettura travolgente ha dato voce alla realtà interiore del protagonista, il quale, pervaso da rabbia e frustrazione, si chiede se sia giusto distruggere la vita del figlio mettendolo di fronte alla verità: quasi tutti i suoi cari sono morti e il suo villaggio è stato distrutto dai bombardamenti. Questo è il fulcro attorno al quale si sviluppa la vicenda, che si connota di autobiografismo, in quanto Rahimi stesso si è trovato a vivere una situazione analoga, lasciato all’oscuro della perdita di un fratello. Il racconto è dedicato non solo a suo padre, ma a tutti i padri che hanno pianto durante la guerra.
Affinché il pubblico si immedesimi al meglio nella storia, l’attore ha scelto di utilizzare elementi scenografici suggestivi: blocchi di cemento sparsi a significare la distruzione del villaggio, mele carbonizzate simboli della vita che si spegne ed un triciclo abbandonato a suggerire l’idea un’infanzia bruscamente interrotta. Inoltre, particolari sono gli effetti sonori e visivi, la cui intensità aumenta nei momenti di maggior tensione, come nel momento in cui Dastghir urla rivolgendosi al nipote pur essendo consapevole del fatto che lui, traumatizzato dalla violenza della guerra, non può più sentirlo.
Chiara Leorato, Lorenzo Riccobono, Riccardo Tanzi, Liceo Scientifico Grigoletti
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