Uscirà a maggio L’alterità che ci abita, libro che raccoglie una serie d’interventi per i dieci anni del Concorso Letteraio Nazionale Lingua Madre.

INTERVISTA A AIDA RIBERO 

Saggista

Docente del Gruppo di Studio del Concorso Lingua Madre

Autrice del saggio

LO SGUARDO DELLE DONNE 

in “L’alteritá che ci abita – donne migranti e percorsi di cambiamento – Dieci anni del Concorso letterario nazionale Lingua Madre”, a cura di Daniela Finocchi – Edizioni SEB27 http://www.seb27.it/content/alterità-che-ci-abita

 

 

 1)  Il lavoro di analisi dei testi convogliato poi nel volume L’alteritá che ci abita – Donne migranti e percorsi di cambiamento ha impegnato del Gruppo di Studio del Concorso Lingua Madre per oltre due anni. Come è stata per lei questa esperienza e cosa ha significato?

I racconti presenti nei volumi di “Lingua madre” mi hanno dapprima incuriosita, per la  loro provenienza da una cultura per me diversa dal mondo femminile con cui avevo sempre avuto a che fare. Successivamente mi hanno coinvolta: per la freschezza, la fiducia, l’umanità che emanano. Ho capito che ero io a non avere la cultura necessaria per fare miei quei racconti. La sapienza occidentale, infatti, venata da alcuni grammi di superiorità e da un pizzico di cinismo, deve cedere le sue insegne al cospetto delle altre culture. Se si fa questo sforzo, da questa lettura gli eventuali preconcetti escono ridimensionati e la superbia sconfitta.

2)  Voi parlate di “lettura situata dei racconti”, cosa si intende e in cosa si differenzia da una normale analisi dei testi?

A maggior ragione questa riflessione ha motivo d’esistere quando a leggere i racconti è una donna che ha fatto l’esperienza del femminismo. Voglio dire che è quest’ultimo, il femminismo, che mi dato il pensiero della L'alterità che ci abitadifferenza, da cui discende la “lettura situata”. Situata entro lo sguardo sessuato dell’umanità, costituita da maschi e femmine, differenti tra loro. La visione della realtà intorno a noi dà esiti diversi in relazione all’ appartenenza sessuata di chi guarda. Così è per la lettura.

3)  Il suo saggio quale aspetto approfondisce e perché?

Che cosa evidenzia con maggiore forza questa differenza? Il corpo. Le violenze sessuali sono sempre (o quasi) ad opera di un uomo su una donna. Per questo ho scelto i racconti che avevano questo tema.

E’ connesso alla violenza il desiderio di esercitate un potere, un dominio, capace di mantenere le prerogative sociali e personali di cui godono i maschi. Ne sono una controprova l’ uccisione della compagna o della moglie quando questa manifesta l’intenzione di riacquistare la propria libertà.

 4)  A lei è mai capitato di sentirsi “straniera” o di identificarsi con qualcuna delle protagoniste dei racconti che ha letto? Può spiegare in che modo e perché?

La nostra società, come quasi tutte, è patriarcale. Questo vuole dire che nessuna di noi, se donna, può sentire a sua misura la società in cui è immersa. Anche chi è maggiormente cosciente delle ragioni che non le permettono di sentirsi a proprio agio è infastidita di fronte alle pubblicità misogine, oppure nel sentire un giudizio o un aneddoto improntato a svilimento o derisione della donna.

Non possiamo non dirci “straniere”, quando la nostra identità deve subire continui attacchi, così come lo sono le identità “altre” solo perché portatrici di una cultura che noi non conosciamo.