Raccontare gli anni 70: in tanti ci hanno provato, forse troppo tardi. Girolamo De Michele e Bruno Arpaia, in occasione della riedizione di L’amore degli insorti, ricordano come lo ha fatto Stefano Tassinari da vero “contastorie” per trasmettere un’esperienza e non per raccontarne i fatti. La lotta armata e il piombo. Senza indulgenze, bisogna scavare nella storia per far emergere parallelamente a tutte le vittime ricoperte di onori quelle che sono rimaste nascoste. Nel ’77 il livello di scontro lo ha alzato lo Stato per primo quando Cossiga ordinava ai poliziotti di sparare ad altezza d’uomo perché voleva il morto in piazza. Quando muoiono Francesco Lorusso e Giorgiana Masi. Lì, comincia lo scontro, cominciato da proiettili di Stato. Il ritmo della prosa che non perde la sua aura poetica racconta di personaggi che non sono il riflesso dell’esperienza di Stefano: non ha mai sfiorato la lotta armata da membro di un’organizzazione rivoluzionaria come Democrazia Proletaria che gridava “né con le BR né con lo Stato” ma ha continuato a considerare compagni quelli che imbracciavano le armi, anche se secondo lui sbagliavano. E in ognuno di questi personaggi, immortalandoli sulla carta, ha messo qualcosa di sé. Gli interrogativi sono gli stessi dell’autore, ma le risposte trovate sono radicalmente diverse. Bisogna tornare indietro nei ricordi: è questo che Paolo od Emilio, a seconda che si scelga il nome di battesimo o quello di battaglia del protagonista, deve fare. Riallacciare il rapporto tra un presente e un passato che in realtà non si incontrano mai: le loro ragioni stanno nel loro tempo. Ma per vivere il presente accantonando il passato bisogna prima averci fatto i conti, bisogna prima saper giudicare le scelte di ieri. E non rimane nient’altro che il senso di precarietà di un’esistenza in cui nessun gesto è certo, sicuro. Rimane l’incertezza di fronte ad un passato che si è aspettato così tanto ad elaborare a parole, davanti ad un’eredità difficile da maneggiare, spesso anche troppo difficile da capire. Forse, però, Sonia, la misteriosa mittente delle lettere che dopo vent’anni dalla lotta armata raggiungono il protagonista,  ci sta ancora provando. E con lei le nuove generazioni. Una fatica disumana, uno sforzo lacerante per scavalcare il mare e lì, alla fine del cammino, tornare ad imparare a pronunciare l’amore degli insorti.

Irina Aguiari, Cristina Pirazzini, Margherita Dondi

Galeotto Fu Il Libro,

Liceo classico L. Ariosto Ferrara