Torna in cattedra il professore e critico d’arte Enzo Santese nella saletta del convento San Francesco, portandoci questa volta a conoscere i valori della poesia friulana avente come sfondo la natura e le sue bellezze. Frizzante, mordace e umoristico, così è stato definito il professore dai suoi amici, il prof Gianmatiempo e il prof Venti, come d’altronde era solito approcciarsi agli studenti durante le sue lezioni. L’incontro è stato accompagnato da alcune letture tratte dal suo libro “l’abito della vita” interpretate dall’amica  Carla Manzon. Le  passeggiate e corse mattutine del prof Santere forniscono il combustibile perfetto, ogni giorno, per nuove avventure. Egli  ama la gente e cerca di intrecciare sempre nuovi rapporti, godendo appieno del beneficio dello scambio; quando poi si rende conto di essere saturo di parole, allora decide dedicarsi in solitudine alle sue riflessioni. In questo incontro ha fatto riflettere i presenti, sulla parola e del fatto che ormai abbiamo preso l’abitudine di accontentarci della mediocrità tanto da allontanare colui che è più intelligente. Dobbiamo capire invece che confrontarci con chi ha una marcia in più, una cultura più ampia, è una chance da non perdere: è una via per crescere. Le poesie del nuovo libro di Enzo Santese spaziano tra temi di vario genere: dalla natura e la solitudine all’Expo, alla condizione dei profughi, alle stupidità di tante proteste inutili. Vi è anche un riferimento alle nuove tecnologie. È una poesia, come ha detto il professor Venti, che procede “per aggiunta”. Un’aggiunta di tante e piccole grandi cose, colte con l’attenzione di chi sa che la poesia è già lì ad aspettarci: bisogna però saperla cogliere.

Lorenzo Bonasia, Liceo Alfieri Torino e Alice Pittau, Liceo M. Grigoletti Pordenone