È con grande nostalgia, ma sdrammatizzando, che si è voluto ricordare Giorgio Faletti, da poco scomparso. Ne hanno tenuto vivo il ricordo a Portici di Carta 2014 i suoi amici più stretti: Luca Bianchini, Fausto Brizzi, Francesco Colombo, Massimo Cotto, Gabriele Ferraris ed Ernesto Ferrero. Un uomo definito dalle mille vite, ma che in realta ne ha vissuta solo una, variegata e composta da molti capitoli. Un’esistenza incentrata sulla continua ricerca di sé stesso, in tutto ciò che faceva. Una ricerca destinita ad essere necessaria per Giorgio Faletti, che molte volte ha accettato e alcune volte ha subito, e questa si è dimostrata la sua meraviglia, ma anche la sua condanna. Durante l’evento è stata individuata la particolarità della sua arte mediante una simpatica metafora: Giorgio era allo stesso tempo un centometrista e un maratoneta. Era intrinseca in lui la capacità di divertire con una breve e spiazzante battuta quanto il dilungarsi in monologhi senza mai dire nulla di scontato. Sono state elencate tante particolarità del suo genio, come il saper ascoltare o che fosse talmente pulito e limpido da non preoccuparsi di mostrare la sua spiccata fragilità. Ma, tra le sue peculiarità, la più incantevole era l’inconsapevolezza: come un bambino che quando fa bene qualcosa, si meraviglia di essere lodato dagli altri.

Di Tolosa Marta e Sabato Ludovica