Il clima all’interno della sala rossa in questo grigio venerdì 15 maggio è spento, assonnato. Il pubblico che nessun relatore vorrebbe incontrare, da cui tutti vorrebbero fuggire. Ma Nicola Zippel, mediatore, non si è perso d’animo ed ha subito introdotto il tema oggetto di dibattito, titolo tra l’altro del medesimo libro pubblicato da Castelvecchi editore: Storia del lavoro in Italia.

Il volume fa parte di una collana volta ad approfondire ed analizzare la situazione lavorativa nella penisola, a partire dal principio, la società latina per poi proseguire durante i secoli fino ad approdare alla modernità.

Tale progetto risale al ventennio fascista quando Riccardo del Giudice, sottosegretario all’educazione nazionale dal 1939 al 1943, coinvolse alcuni noti letterati italiani tra cui Federico Chabod, Amintore Fanfani e Luigi del giudice. 70 anni dopo, quando i diritti d’autore erano ormai scaduti, Stefano Musso ha deciso di riprendere in mano l’opera, rimaneggiarla e lanciarla nuovamente sul mercato, convinto della sua profonda attualità.

Sul palco si sono confrontati grandi esponenti della scena socio politica italiana tra cui Piero Fassino, sindaco di Torino e Fausto Bertinotti, presidente della Camera dei Deputati dal 2006 al 2008 insieme agli storici Giuseppe Berta e Stefano Musso, Gianna Pentenero, assessore piemontese al lavoro e Fabio Fabbri politico italiano. Si è discusso di occupazione, jobs act, dignità, crisi economica. La situazione è precaria, è necessario riportare il lavoro al centro della società, come punto di partenza per ogni relazione interpersonale perché un uomo per integrarsi nella società deve sentirsi realizzato e soddisfatto, capace di camminare con le sue gambe. Significativo il fatto, come Fassino ha ricordato, che in passato chi cambiava spesso mestiere fosse considerato un buono a nulla, incapace di serietà e professionalità. Oggi reinventarsi è la parola d’ordine per stare a galla in un mare in tempesta.

La situazione è senza dubbio cambiata, adattarsi si sta rivelando più difficile del previsto, molti opinionisti si sono espressi sull’argomento, i dibatti, più o meno costruttivi, sono all’ordine del giorno. Nulla di nuovo è emerso dalla conferenza, e nemmeno ce lo si aspettava. Dialogare è un punto di partenza efficace e costruttivo, analizzare la storia fornisce risposte. L’incontro è stato un bilanciato equilibrio tra i due, lasciando al pubblico il compito più arduo. Lottare giorno dopo giorno per far sì che non restino solo parole.

Vittoria Grassi

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