Le nostre Cattive Ragazze (in rigoroso ordine alfabetico). A cura della classe I L/ A  Liceo  Linguistico “Soleri-Bertoni” di Saluzzo

Cattive ragazze è una graphic novel edita dalla Casa Editrice Sinnos, dedicata ai lettori dagli 11 anni in su e vincitrice del prestigioso Premio Andersen. Racconta le storie di donne speciali e «ribelli» come Marie Curie o Miriam Makeba. Usa un carattere tipografico particolarmente indicato anche per i dislessici o chi ha problemi di lettura. Cattive ragazze diventa anche il motore di un progetto teatrale, educativo e di ricerca sul tema delle differenze di genere, creato e a cura di Giulia Musumeci, Associazione KindOf. Per saperne di più visita la pagina dedicata al progettoAdotta uno scrittore sostiene il progetto portando nella Casa di reclusione “Rodolfo Morandi”di Saluzzo (Cn) l’editore della Casa editrice Sinnos Della Passarelli, che si è confrontato con gli studenti di tre classi del Liceo Artistico Soleri-Bertoni: due istituiti presso la casa di reclusione (nella sezione Alta Sicurezza e nella sezione Penale) e una dei corsi ordinari del liceo saluzzese.  La particolarità di questo progetto è che gli alunni della classe esterna hanno lavorato insieme ai compagni della classe istituita nella sezione Penale. Gli autori della graphic novel Assia Petricelli e Sergio Riccardi sono stati invece adottati  invece adottati da tre classi delle scuole superiori di Savigliano. In questo questo articolo e in quelli cui vi rimandiamo al findo del pezzo trovate i materiali prodotti in questa adozione davvero speciale. Ringraziamo, per averceli mandati, l’infaticabile professoressa Rossella Scotta

AGLIETTA MARIA ADELAIDE

Maria Adelaide Aglietta (Torino, 4 giugno 1940 – Roma, 20 maggio 2000) è stata una politica italiana, esponente della prima ora del Partito Radicale. Si è impegnata nella campagna per l’introduzione del divorzio. Ha fondato il Centro d’informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto e ha portato avanti le battaglie per la legalizzazione dell’aborto. E’ stata Presidente del Partito Radicale alla Camera dei deputati. Si è impegnata a migliorare anche la situazione carceraria, sostenendo gli scioperi della fame e le lotte non violente.

ANTIGONE di Sofocle

Nella tragedia di Sofocle (V sec. A.C.) il personaggio letterario della giovane Antigone sfida il potere e sacrifica la vita pur di assicurare al corpo del fratello Polinice la sepoltura che il re di Tebe non vuole concedergli per motivi politici. Il suo gesto coraggioso e le nobili motivazioni che lo ispirano hanno fatto di lei un simbolo dell’emancipazione femminile e della libertà di coscienza contro ogni sopraffazione esterna. E’ un modello di forza e di altissima umanità.

BONINO EMMA

Emma Bonino è nata il 9 marzo 1948, è una politica italiana ed è stata ministro degli affari esteri. E’ stata una fondatrice del Centro d’informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto. Ha promosso numerose campagne contro lo sterminio per fame e in difesa del diritto alla vita. E’ stata arrestata ed espulsa dalla Polonia per aver combattuto contro la dittatura comunista del generale Jaruzelski. E’ stata ideatrice e promotrice della Corte Penale Internazionale, un tribunale per i crimini internazionali. Emma Bonino ha fondato l’organizzazione internazionale ‘Non C’è Pace Senza Giustizia’ per l’abolizione delle mutilazioni dei genitali femminili. Oggi si sta battendo per il diritto a morire con dignità.

BHUTTO BENAZIR

Benazir Bhutto nasce il 21 giugno 1953, è la figlia primogenita del primo ministro pakistano. Dopo l’esecuzione di suo padre per volere del dittatore che prende il potere con un colpo di stato, lei è costretta agli arresti domiciliari. La sua influenza sulla vita politica pakistana resta limitata fino alla morte di Zia-ul-Haq:  infatti a 35 anni riusce a divenire primo ministro ed è la persona più giovane e la prima donna a ricoprire l’incarico in un paese musulmano. Dopo varie e alterne vicissitudini politiche, il suo ritorno in patria dopo un periodo di esilio – il 18 ottobre 2007-  finisce nel sangue: degli attentatori le sparano diversi colpi d’arma da fuoco mentre lei sta tenendo un comizio.

CRAVERO TERESA

La nonna di Fabio è la più buona delle cattive ragazze, con un cuore immenso e aperto a tutti. Si chiama Teresa Cravero, è nata il 26 febbraio 1934 e porta benissimo i suoi anni. È una cattiva ragazza perché, sin da bambina , dipendeva dalle decisioni dei suoi genitori, com’è normale, ma lei era anche sempre obbligata a lavorare in campagna e ha cresciuto i suoi fratelli, soprattutto il minore, che aveva diciotto anni in meno di lei. Poteva divertirsi con i suoi amici solo due ore la sera, quando si ritrovavano tutte le famiglie della frazione in cui abitava, alla domenica, dalle sedici alle diciassette, perché andava in paese a prendere la benedizione dal parroco. Ma doveva sempre ritornare in fretta, perché dieci minuti di ritardo erano già troppi: bisognava lavorare! Quando si sposò, andò ad abitare a casa del marito, dove trovò una suocera molto attaccata ai soldi, la quale glieli dava in contante e le scriveva cosa comprare. Le vennero contestati perfino tre etti di cacao in più che aveva comprato con i pochi soldi rimanenti. Mia nonna non ebbe mai un po’ di denaro da poter spendere come voleva, perché era tutto in mano ad altri, ma… nonostante ciò, è riuscita a venire fuori da questa storia di oppressioni e a voler bene a tutti i familiari, anche  se l’hanno fatta vivere soggetta alle loro dipendenze e nell’agitazione continua di aver commesso qualche sbaglio.

Secondo Fabio, questo è un buon motivo per essere riconosciuta cattiva ragazza.

EARHART AMELIA

Primo pilota donna (1897-1937) a compiere i voli transoceanici (Pacifico e Atlantico). Con coraggio e audacia svolse un’attività che allora era tipicamente maschile, quella dell’aviatrice. Il suo sogno più grande rimase il giro del mondo in aeroplano: dopo due terzi del viaggio, scomparve misteriosamente con il copilota nel Pacifico.

ELEONORA D’ARBOREA

Eleonora d’Arborea (Molins de Rei1347 circa – giudicato d’Arborea1404 circa) fu giudicessa d’Arborea, donna stratega a capo della Sardegna, che reagì ai tentativi di infeudazione aragonese.

Diede vita alla Carta de Logu, che fu definita come  un distillato di modernità e saggezza. Tra le norme legislative più importanti di tale registrazione sono da citare quelle che salvavano dalla confisca “i beni della moglie e dei figli, incolpevoli, del traditore”, i quali, secondo quanto disposto dal parlamento aragonese, sarebbero stati destinati a diventare servi del signore della terra.

Inoltre la giudichessa inserì anche una norma che permetteva il matrimonio riparatore alla violenza carnale subita da una nubile solo qualora la giovane fosse stata consenziente e contemplò la parità del trattamento dello straniero a condizione di reciprocità.

GIES MIEP

Miep Gies, all’anagrafe Hermine Santrouschitz (Vienna, 15 febbraio 1909 – Hoorn, 11 gennaio 2010), è stata una delle persone olandesi che nascosero Anne Frank, la sua famiglia e altre quattro persone, con lo scopo di proteggerle dalle persecuzioni naziste durante la seconda guerra mondiale. Fu lei che scoprì e nascose il famoso ‘Diario di Anne Frank’ dopo l’arresto e la deportazione degli inquilini dell’Alloggio Segreto.

HACK MARGHERITA

Margherita Hack: nata a Firenze il 12 Giugno 1922, morta a Trieste il 29 Giugno 2014.

È stata un’astrofisica e una divulgatrice scientifica italiana. È una cattiva ragazza perché, nonostante tutti i problemi che aveva e nonostante fosse una donna, ha fatto di tutto per studiare anche ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, combattendo per quello che voleva e per ciò che amava: l’astronomia.

LADY D

Lady D è un’icona di Cattive Ragazze o meglio di Cattive Principesse, perché ha affrontato a testa alta le insidiose e ferree regole della vita di corte. Nell’ assolvere ai doveri ufficiali che il suo ruolo comportava, ha saputo infatti infondere coraggio e amore in migliaia di persone nel mondo, anche per la sincerità con cui ha rivelato la propria fragilità e per quel velo di tristezza che l’ ha accompagnata fino alla morte. Un segno tangibile di quanto il suo popolo la amasse è emerso ai suoi funerali, quando migliaia di persone si sono riversate lungo il percorso del feretro. Da quel momento Lady D è diventata un simbolo di umanità.

LEVI – MONTALCINI RITA (approfondimento)

È stata un’ illustre neurologa e senatrice a vita italianaPremio Nobel per la Medicina nel 1986.

Insignita anche di altri premi, è la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze.

Di famiglia ebrea sefardita, figlia di Adamo Levi, ingegnere elettrotecnico e matematico, e della pittrice Adele Montalcini, e sorella di Gino (19021974), scultore e architetto noto negli anni trenta, e di Anna (19052000), Rita nacque nel 1909 a Torino insieme alla sorella gemella Paola (19092000), nota pittrice.

Entrambi i genitori erano molto colti e instillarono nei figli il proprio apprezzamento per la ricerca intellettuale. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza in un ambiente sereno, sebbene dominato da una concezione tipicamente vittoriana dei rapporti con i genitori e dei ruoli femminili e maschili e dalla forte personalità del padre, convinto che una carriera professionale avrebbe interferito con i doveri di una moglie e di una madre. Nonostante l’opinione del padre, decise nell’autunno del 1930 di studiare Medicina all’Università di Torino; la scelta fu determinata dal fatto che in quell’anno si ammalò e morì di cancro la sua amata governante Giovanna Bruatto.

All’età di vent’anni entrò nella scuola medica dell’istologo Giuseppe Levi (padre di Natalia Ginzburg), dove cominciò gli studi sul sistema nervoso che avrebbe proseguito per tutta la vita.

Nel 1936 il rettore dell’Università di Torino le conferì la laurea in Medicina e Chirurgia con 110 e lode, successivamente si specializzò in Neurologia e Psichiatria, ancora incerta se dedicarsi completamente alla professione medica o portare avanti le ricerche in Neurologia.

A seguito delle leggi razziali del 1938, in quanto ebrea sefardita Rita fu costretta a emigrare in Belgio con Giuseppe Levi, sebbene stesse ancora terminando gli studi specialistici di Psichiatria e Neurologia. Sino all’invasione tedesca del Belgio (primavera del 1940), fu ospite dell’istituto di Neurologia dell’Università di Bruxelles, dove continuò gli studi sul differenziamento del sistema nervoso.

Poco prima dell’invasione del Belgio tornò a Torino, dove, durante l’inverno del 1940, allestì un laboratorio domestico situato nella sua camera da letto per proseguire le sue ricerche, ispirate da un articolo di Viktor Hamburger del 1934, che riferiva sugli effetti dell’estirpazione degli arti negli embrioni di pulcini. Il suo progetto era appena partito quando Giuseppe Levi, scappato dal Belgio invaso dai nazisti, ritornò a Torino e si unì a lei, diventando così, con suo grande orgoglio, il suo primo e unico assistente. Il loro obiettivo era di comprendere il ruolo dei fattori genetici e di quelli ambientali nella differenziazione dei centri nervosi. In quel laboratorio Rita Levi – Montalcini scoprì il meccanismo della morte di intere popolazioni nervose nelle fasi iniziali del loro sviluppo, fenomeno riconosciuto solo tre decenni più tardi (1972) e definito con il termine apoptosi. Il pesante bombardamento di Torino a opera delle forze aeree angloamericane nel 1941 rese indispensabile abbandonare la città e la Montalcini si rifugiò nelle campagne di un paese dell’Astigiano, dove ricostruì il suo mini laboratorio e riprese gli esperimenti. Nel 1943 l’invasione dell’Italia da parte delle forze armate tedesche costrinse i due ricercatori ad abbandonare il loro rifugio divenuto ormai pericoloso. L’8 settembre 1943 il fratello Gino si sposò e, dopo un breve viaggio di nozze ad Oropa, decise di portare nel Sud dell’ Italia tutta la famiglia: la madre, la giovane moglie e le sorelle. Iniziò un pericoloso viaggio che si concluse a Firenze, ospiti della famiglia Mori, la cui figlia, pittrice, era amica di Paola.

I Levi – Montalcini restarono a Firenze, divisi in vari alloggi, sino alla liberazione della città, cambiando spesso abitazione per non incorrere nelle deportazioni. Una volta furono salvati da una domestica, che li fece scappare appena in tempo. A Firenze Rita fu in contatto con le forze partigiane del Partito d’Azionee nel 1944 entrò come medico nelle forze alleate.

Nell’agosto 1944 gli Alleati costrinsero i tedeschi a lasciare Firenze; la Levi-Montalcini divenne medico presso il quartier generale anglo-americano e venne assegnata al campo dei rifugiati di guerra provenienti dal Nord Italia, trattando le epidemie di malattie infettive e di tifo addominale. Qui si accorse però che quel lavoro non era adatto a lei, poiché non riusciva a stabilire il necessario distacco personale dal dolore dei pazienti.

Dopo la guerra tornò dalla famiglia a Torino, dove riprese gli studi accademici e allestì un laboratorio di fortuna casalingo su una collina vicino ad Asti. I suoi primi studi (degli anni 19381944) erano stati dedicati ai meccanismi di formazione del sistema nervoso dei vertebrati. Con il maestro Giuseppe Levi iniziò a fare ricerca sugli embrioni di pollo attraverso i quali approfondì le ricerche sulle correlazioni nello sviluppo tra le varie parti del sistema nervoso, giungendo a diversi risultati pubblicati su riviste scientifiche internazionali.

 

« L’umanità è fatta di uomini e donne e deve essere rappresentata da entrambi i sessi.»   Rita Levi-Montalcini

Levi – Montalcini ha sempre affermato di sentirsi una donna libera. Cresciuta in «un mondo vittoriano, nel quale dominava la figura maschile e la donna aveva poche possibilità», ha dichiarato d’averne «risentito, poiché sapevo che le nostre capacità mentali – uomo e donna – son le stesse: abbiamo uguali possibilità e differente approccio».

Ha rinunciato per scelta a un marito e ad una famiglia per dedicarsi interamente alla Scienza. Riguardo alla propria esperienza di donna nell’ambito scientifico, ha descritto i rapporti con i collaboratori e studiosi sempre amichevoli e paritari, sostenendo che le donne costituiscono – al pari degli uomini – un immenso serbatoio di potenzialità, sebbene ancora lontane dal raggiungimento di una piena parità sociale.

La prima metà degli Anni Settanta l’ha vista partecipe all’attività del Movimento di Liberazione Femminile per la regolamentazione dell’aborto.

E’ scomparsa a Roma, dopo aver vissuto oltre un secolo di vita intensissima, il 30 dicembre 2012.

MADRE TERESA DI CALCUTTA

Madre Teresa di Calcutta ( 26 agosto1910 – Calcutta5 settembre 1997), è stata una religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità, la cui missione era quella di prendersi cura dei “più poveri dei poveri” e di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono considerate un peso e sono fuggite da tutti

Il suo lavoro instancabile tra le vittime della povertà di Calcutta ( tra cui i lebbrosi)  l’ha resa una delle persone più famose nel mondo. Ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1979 e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da Papa Giovanni Paolo II.

MAKEBA MIRIAM (approfondimento su una cattiva ragazza della graphic novel)

Miriam Makeba è nata il 4 marzo 1932 a Johannesburg, è stata una grande cantante sudafricana di jazz e world music e ha avuto un ruolo determinante contro il regime dell’apartheid.

La madre Cristina ha avuto un ruolo importante nella sua vita, fin da piccola, è stata un esempio per lei, perché ha sempre saputo di essere brava a cantare e a ballare e ne dava prova nei giorni di festa. Suo padre era Caswell Makeba: fu il secondo marito della madre di Miriam e sfortunatamente morì quando lei aveva sei anni.  Lui era un uomo di grande talento musicale, che suonava il piano e componeva musica. Molte volte Cristina le raccontava di quando lei cantava e suo marito la accompagnava. Infatti i suoi genitori hanno sempre voluto che Miriam studiasse musica.

Miriam viveva in un sobborgo di Johannesburg destinato ai neri, poiché in Sudafrica vigevano le leggi dell’apartheid. Queste legislazioni prevedevano la separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi (per esempio, rispetto all’uso di mezzi e strutture pubbliche), le persone di colore furono poi costrette a trasferirsi in altri territori. Un giorno Miriam, nella scuola riservata solo ai neri, scopre il coro dei ragazzi più grandi, sul suo viso si disegna un sorriso che esprime la gioia. Ogniqualvolta gli insegnanti la scoprivano, la cacciavano via. Scoprirla era semplice, poiché cantava con loro; lei non riusciva a resistere: ascoltandoli provava troppa emozione.  L’insegnante che si occupava del coro era Mr. Molefe: un giorno, sentendo la bella voce di Miriam dietro le sue spalle, le chiese di unirsi al loro gruppo, nonostante lei fosse più piccola. Suo fratello Joseph era anche un grande talento, sapeva suonare il piano e il sax.  Egli incoraggiava molto Miriam a cantare, le insegnò pure alcune canzoni americane. Molte volte Miriam cantava per suo fratello ed i suoi amici poiché Joseph era molto orgoglioso di lei.

Il primo amore di Miriam si chiama James Kubay, ma tutti lo chiamano Gooli; era un grande giocatore di basket: lei aveva diciassette anni e rimase subito incinta. Era molto preoccupata, soprattutto per Gooli, visto che si doveva iscrivere all’Accademia di polizia. Appena lo scopre, Gooli ne rimane sorpreso ma immensamente felice. Miriam lascia la scuola e il coro, per adesso sta solo pensando a suo marito e al suo futuro bambino. Nasce sua figlia, è una bellissima bambina. Si chiamerà Bongi, che nella loro lingua significa “ti ringraziamo”. Poco tempo dopo Miriam scopre il tradimento di suo marito con sua sorella. Appena Gooli capisce che sua moglie l’ha scoperto, le tira un pugno massiccio sulla guancia e lei ricade all’indietro. La bambina era legata alla sua schiena e Bongi batte la testa, lei grida per la paura. Lui continua a colpirla nonostante stia già sdraiata per terra; quando Gooli ne ha abbastanza, se ne va. Miriam si trascina verso la sua bambina che sanguina dal naso, esce immediatamente dall’edificio e si dirige all’ospedale: per fortuna non hanno riportato gravi danni. Miriam è ferita e arrabbiata con sua sorella, ma non ne discute con lei. Sua madre le consiglia di andarsene da sua zia e di lasciare a lei Bongi.

Andando a vivere da sua zia, Miriam conosce il marito di sua cugina, un uomo molto ricco che la invita ad assistere alle prove del suo nuovo gruppo musicale, i Cuban Brothers (anche se nessuno di loro era mai stato a Cuba). Dopo qualche tempo entra a far parte di questo gruppo come voce solista. Erano dei dilettanti ed erano felici di esserlo. Nessuno di loro era pagato, visto che partecipavano soprattutto a delle gare tra dilettanti o per raccolte fondi. Per Miriam è difficile stare sul palco, essendo lei molto timida.

Ad uno degli spettacoli al Donaldson Center assiste il leader dei Manhattan Brothers, il quale le propone di fare l’audizione per la voce solista femminile che manca al gruppo. Lei  rimane sorpresa e imbarazzata per la grande offerta. Qualche giorno dopo c’è l’audizione, Miriam canta come un usignolo e lascia spiazzati i musicisti del gruppo. Le fanno tanti complimenti e la scritturano: viene presentata a tutti come la “bambola color nocciola”. I Manhattan Brothers incidono per la Galettone Records che li paga a presentazioni. Loro non sono molto informati sui loro diritti; in Sudafrica ci sarebbe un sindacato per musicisti, ma i neri non possono iscriversi. Allora decidono di costituire un loro comitato che si chiamerà Unione Artisti. Tutti in quel gruppo lavorano per farlo funzionare, molti posano per delle pubblicità di strumenti musicali e donano al comitato i soldi ricavati. Dell’Unione Artisti fanno parte sia musicisti di professione che amanti della musica. Poco tempo dopo Miss Makeba incide un disco per la Galettone Records: quest’album ha un gran successo e si vende molto bene. Comunque il fatto che siano famosi nel Sudafrica non cambia il colore della loro pelle, e anche le leggi dell’apartheid non cambiano e la loro situazione è ancora più difficile perché devono viaggiare in continuazione. Alcune volte, anche se non hanno combinato nulla, vengono arrestati, soprattutto dopo gli spettacoli  del venerdì: così sono costretti a stare due giorni in prigione perché la corte non si riunisce mai prima del lunedì. Una sera si esibiscono anche in un locale che ospita dei rivoluzionari: dopo lo spettacolo tutti si congratulano con loro e in quell’occasione Miss Makeba ha l’opportunità di conoscere Nelson Mandela, il quale le esprime la sua ammirazione per il suo grande talento.

Un nuovo amore compare nella vita di Miriam: lui è Sonny, un indiano. Sua madre non è d’accordo che lei frequenti un indiano. Poco tempo dopo, però, Sonny deve allontanarsi da Miriam, costretto a trasferirsi in Inghilterra per proseguire la propria carriera, perché in Sudafrica erano tutti prigionieri, i neri come gli indiani. Anche i bianchi sono prigionieri di quella gabbia di vetro che loro stessi hanno costruito. Sono prigionieri dell’illusione che il Sudafrica sia il loro paese e che tutti gli altri siano inferiori a loro.

Un regista americano sta cercando una cantante per fare un documentario sulla storia dei neri in Sudafrica, questo per Miriam comporta numerosi rischi. Ma lei lo fa lo stesso e, grazie alla partecipazione nel film “Come Back, Africa”, un documentario contro l’apartheid,  riesce a partire per l’Europa per un breve viaggio. Miriam viaggia da sola e sull’aereo vuole sedersi vicino a lei. A Londra Miriam incontra Sonny: stando con lui la nostalgia per il suo paese si allontana e incomincia ad apprezzare l’Inghilterra, nonostante Londra sia una città assai triste per lei, abituata al sole del Sudafrica.

Poco tempo dopo, Sonny in modo improvviso chiede la mano di Miss Makeba: nonostante non se lo aspetti, lei accetta. Quel matrimonio è la cosa più impulsiva che abbia mai fatto.

A Londra, Miss Makeba incontra il produttore musicale americano Belafonte che rimane incantato dalla sua voce e le procura anche il visto per gli Stati Uniti che lei aspettava da molto. E’ già il 1959 e Miriam sorvola gli Stati Uniti. Arrivata all’aeroporto di New York, viene inviata agli uffici di Harry Belafonte, visto che tra due giorni dovrà esibirsi allo Steve Allen Show in California. In America ha una parrucchiera personale, ma Miriam non la sopporta, secondo lei la vuole cambiare. Una sera le stira i capelli, miss Makeba ha perfino paura di guardarsi allo specchio: quando si guarda la pettinatura, si lava immediatamente i capelli. Lei non vuole trasformarsi in una donna finta, è molto semplice e vuole rimanere tale.

In America Miriam Makeba è molto apprezzata,  numerose  riviste come Look, Newsweek, Times la fotografano e le fanno interviste, poiché secondo loro Miss Makeba è il più rivoluzionario nuovo talento apparso sulla scena negli ultimi dieci anni. Finalmente lei riesce a sconfiggere la sua timidezza.

Poco tempo dopo sua madre le telefona e, senza darle una spiegazione, le dice di far trasferire Bongi in America: così Miriam si ricongiunge con sua figlia. In Sudafrica il Movimento Nazionalista guidato da Nelson Mandela ha contagiato le Nazioni Unite, dove l’interesse per esso sta crescendo. Per questo molti partecipano alla marcia di Sharpeville, che finisce in una strage. Le autorità non vogliono alcuna manifestazione. La polizia spara sulla folla e molti rimangono uccisi o feriti. Anche due zii di Miriam sono uccisi: lei piange per molti giorni, ma sente crescere in sè anche una forte determinazione e così comincia a partecipare alle manifestazioni contro l’apartheid.

Per una settimana Miss Makeba non riesce a parlare con sua madre e la sua peggiore ipotesi si rivela giusta, sua madre è morta. Lei cerca di tornare immediatamente in Africa, ma non la lasciano partire e le invalidano il passaporto: viene esiliata.

Nel suo discorso alle Nazioni Unite Miriam afferma che molte delle grandi nazioni del mondo hanno contribuito solo verbalmente alle richieste d’aiuto. Per questa ragione sollecita le Nazioni Unite affinché ci sia un boicottaggio nei confronti del Sudafrica. La prima cosa da fare, secondo Miss Makeba, è fermare l’invio di armi, perché queste sono usate contro le donne e i bambini africani. Lei non si presenta come un personaggio politico o diplomatico, ma solo come una cantante che vuole liberare la sua patria. La partecipazione alla Commissione delle Nazioni Unite cambia la sua vita. E’ diventata il simbolo del suo popolo che è oppresso, questo ruolo le conferisce una grande responsabilità perchè lei ha paura di commettere degli errori e di deludere la sua gente. Dopo qualche tempo Miss Makeba viene a conoscenza dell’arresto di Nelson Mandela, il quale viene condannato all’ergastolo;  Miriam è sconvolta, ma pensa che un giorno sarà di nuovo libero.

Intanto affronta e supera gravi problemi di salute.

La canzone che la rende veramente famosa è Pata Pata, che racconta la voglia di ballare di una ragazza nera. In discoteca avevano anche inventato un ballo chiamato “Pata Pata” dove le coppie dovevano staccarsi e poi di nuovo toccarsi, questo in onore del suo nome, che in zulu e xhosa significa “tocco”.

Sua figlia Bongi, ormai ventenne, è incinta: Miriam è affranta da questo, perché rivede lei stessa.

Stokely Carmichael è un attivista per i diritti dei neri d’America. Lui e Miriam, dopo aver passato tanto tempo insieme, si innamorano. Stokely è una persona dotata di grande capacità di eloquio e grande intelligenza, ma è pieno di una passione che lo rende rabbioso. Miss Makeba, però, è convinta che i neri in Sudafrica siano in una situazione peggiore di quella dei loro confratelli americani. Anche lei vorrebbe difendere i suoi confratelli dell’Africa come fa Stokely, ma non lo fa perché crede che agire in un modo così violento metta  solo sulla difensiva le persone. Poco tempo dopo Stokely e Miriam si sposano. A causa del suo matrimonio con un attivista i concerti di Miss Makeba sono annullati e la casa discografica vuole rescindere il contratto. In America iniziano a formarsi numerose manifestazioni, ma a Miss Makeba non interessa più vivere lì e inizia un tour in Europa, nonostante sua figlia rimanga negli Stati Uniti con suo marito e il loro figlio. Dopo tre mesi la Guinea le offre la  possibilità di trasferirsi. Lei e Stokely si adattano bene alla vita in Africa: infatti Stokely non torna in America per circa un anno e inizia a studiare politica africana. Nel 1969 un’epidemia di malaria investe la Guinea e Stokely è contagiato malamente, ma riesce a guarire.

La Guinea viene invasa. Miriam ha paura, però sa che quel paese è suo amico.  La paura che ciò le ha fatto provare le dimostra che è un’illusione poter trovare pace lì. La vera pace la troverà solo a casa sua, se riuscirà mai a ritornarci. Stokely e Miriam diventano amici del Presidente Ahmed Sékou Touré e di sua moglie.

La cantante si separa da Carmichael nel 1973 e continua a tenere concerti soprattutto in Africa, Sudamerica ed Europa. Svolge anche il ruolo di delegata della Guinea presso le Nazioni Unite. Miss Makeba si reca diverse volte in America, ma solo per trovare sua figlia Bongi. Alla fine Bongi decide di separarsi da suo marito e di tornare da sua madre in Africa. Lì le confessa che ha intenzione di intraprendere una carriera musicale.

Nel 1976 Miss Makeba accoglie a casa sua in Guinea alcuni studenti che sono fuggiti alle persecuzioni del governo sudafricano a seguito del massacro di Soweto. In Sudafrica i giovani neri erano insorti alla periferia di Johannesburg e la polizia aveva ucciso diverse centinaia di manifestanti tra cui molti bambini.

Nel 1985 Bongi muore all’età di trentaquattro anni per complicazioni successive al parto di Themba, la sua terza figlia. Viene sepolta in  Guinea.

Nel 1987 collabora al tour dell’album Graceland di Paul Simon. Poco tempo dopo pubblica la propria autobiografia, che chiama My Story.

Quando l’apartheid viene abolito, Nelson Mandela esce dalla prigione e convince Miriam a ritornare nel suo paese. Miriam è felicissima, riesce a ritornare nella sua patria dopo trentuno lunghissimi anni di esilio e a vivere finalmente in pace; rincomincia a cantare in diversi spettacoli in tutto il Sudafrica.

Il 16 ottobre 1999 Miriam Makeba è nominata Ambasciatrice di buona volontà dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO). Nel 2002 prende parte anche al documentario A Revolution in Four-Part Harmony, ancora sull’apartheid. Nel 2001 riceve la Medaglia Otto Hahn per la Pace.

Dal 2005 al 2008, ormai malferma in salute (per l’aggravarsi dell’artrite reumatoide che le era stata diagnosticata in gioventù) si dedica ad un tour mondiale di addio alle scene, cantando in tutti i paesi che ha visitato nella sua carriera. L’ultima mappa è in Italia, per un concerto in onore di sei migranti africani uccisi dalla criminalità organizzata. Questa è la sua ultima esibizione, muore la notte fra il 9 e il 10 novembre 2008 per un attacco cardiaco a Castel Volturno.  Tra il pubblico quella sera c’erano così tanti ragazzi africani che i suoi familiari dissero che Miriam era morta tra la sua gente.

MALALA

Malala Yousafzai (Mingora12 luglio 1997) è un’attivista pakistana. È la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace, nota per il suo impegno per l’affermazione dei diritti civili e per il diritto all’istruzione, bandito da un editto dei talebani alle donne della città di Mingora, nella valle dello Swat.

All’età di undici anni è diventata celebre per il blog, da lei curato per la BBC, nel quale documentava il regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne, e la loro occupazione militare del distretto dello Swat. E’ stata nominata per l’International Children’s Peace Prize, premio assegnato da KidsRights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani ragazzi.

Il 9 ottobre 2012 è stata gravemente colpita alla testa da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei tornava a casa da scuola. Ricoverata nell’ospedale militare di Peshawar, è sopravvissuta all’attentato dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani pakistani, ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, sostenendo che la ragazza “è il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”; il leader terrorista ha poi minacciato che, qualora sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente oggetto di attentati. La ragazza è stata in seguito trasferita in un ospedale di Birmingham che si è offerto di curarla.

Il 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, parla al Palazzo di Vetro a New York indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lanciando un appello per l’istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo.

Il 10 ottobre 2013 viene insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero. L’annuncio è dato dall’ex presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che lo motiva dicendo che è una ragazza eroica e ricca di “spirito”. Il premio le viene consegnato in occasione della Sessione Plenaria di Novembre, a Strasburgo, il 20 novembre 2013.

Il 10 ottobre 2014 viene insignita del premio Nobel per la pace insieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi, diventando – con i suoi diciassette anni – la più giovane vincitrice di un premio Nobel. La motivazione del Comitato per il Nobel norvegese è la seguente: “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”.

« I don’t mind if I have to sit on the floor at school. All I want is education. And I’m afraid of no one. » « Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è istruzione. E non ho paura di nessuno. »
(Malala Yousafzai, Interview )

Molte scuole l’hanno menzionata il 20 novembre 2014 per la giornata nazionale dei diritti dei bambini e delle bambine. Ha scritto anche il libro Io sono Malala, che è stato pubblicato l’8 ottobre 2013 dal Corriere della Sera.

MOFFIT BILLIE JEAN

Billie Jean Moffit nasce nel 1943 . Donna che andava contro la distinzione degli sport in base al sesso , fin da piccola imparò il baseball con suo fratello. All’età di 17 anni vinse il titolo del doppio femminile a Wimbledon .Concentrò gran parte della sua vita nel tennis , sport considerato principalmente maschile e infine nel 1973 vinse tutti i quattro round contro un maschio suo avversario. Fu la prima atleta di sesso femminile a guadagnare grandi somme di denaro per le sue vittorie. Il match del 1973 è tuttora considerato un evento molto significativo per lo sviluppo del rispetto e del riconoscimento dato al tennis femminile. La King , chiamata così perchè considerata la regina di questo sport , disse: “Ho pensato che saremmo tornati indietro di 50 anni se non avessi vinto quella partita. Avrebbe rovinato il circuito femminile e fatto perdere l’autostima a tutte le donne.”

NONNA FLORINDA

Nonna della nostra compagna Matilde Gjondrekaj, l’abbiamo identificata come CATTIVA RAGAZZA perché ha saputo combattere fino alla fine contro tutto e tutti, vincendo ogni sfida e insegnando l’importanza della vita e dell’indipendenza. A lei è dedicato il ritratto scritto da Matilde.

NORA di IBSEN

Il bisogno di emancipazione del personaggio di Nora, che in Casa di bambola (1879) sfida coraggiosamente il perbenismo dell’ambiente in cui vive, contiene molti elementi di grande modernità. Nora si rende conto che ha vissuto una vita inautentica, che il suo matrimonio si è retto sulla subordinazione al marito-padre, da lei accettata come cosa naturale (dalle mani di papà passai nelle tue). Persino l’idealizzazione da lei fatta del marito non è stata che fantasia infantile (ho atteso invano il prodigio). Con sofferenza diventa improvvisamente adulta e consapevole  decidendo di cambiare ruolo: prima di educare i figli dovrà educare se stessa, capire in modo autonomo che cosa fare della propria vita

OLDOINI VIRGINIA Contessa di Castiglione

Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini Verasis Asinari, Contessa di Castiglione (Firenze, 22 marzo1837 – Parigi28 novembre 1899), è stata una nobildonna italiana. Cugina di Camillo Benso, conte di Cavour, fu considerata tra le donne più belle e fascinose del suo tempo.

Fu l’amante di personaggi noti dell’aristocrazia, della finanza e della cultura europea: il duca d’Orléans, il banchiere Rothschild, il re Vittorio Emanuele II e Napoleone III. Si dice che la notte passata con Napoleone cambiò la storia d’Italia, poiché riuscì a convincerlo ad entrare in guerra.

Amore e politica diventarono lo scopo della sua vita, e l’appartamento di avenue Montaigne, dove viveva, fu centro d’informazione e di intrighi della politica italiana.

PENELOPE DI ITACA

E’ l’emblema della donna ideale secondo Omero: non solo bella e fedele, ma anche pensante. Grazie alla sua furbizia, infatti, riuscì a tenere a bada i pretendenti. Ne avrebbe scelto uno… solo dopo aver terminato una tela, che filava ogni giorno, ma che ogni notte disfaceva, in modo da posticipare la scelta…a tempi migliori.

PERON EVITA

María Eva Duarte de Perón (Los Toldos7 maggio 1919 – Buenos Aires26 luglio 1952) è stata attricepoliticasindacalista e filantropa argentina, seconda moglie del Presidente Juan Domingo Perón e First Lady dell’Argentina dal 1946. È di solito indicata come Eva Perón, o con l’affettuoso diminutivo in lingua spagnola Evita, e la sua figura è tutt’ora oggetto di venerazione popolare in Argentina. Evita, all’interno del governo peronista, si occupava di migliorare le condizioni di vita dei bambini, degli anziani, delle ragazze madri e delle donne appartenenti alle classi più povere della popolazione. Vinse infatti la battaglia che portò al riconoscimento dell’uguaglianza dei diritti politici e civili tra gli uomini e le donne, e soprattutto favorì la causa dei diritti dei lavoratori.

SCOTTA ROSSELLA

La professoressa Rossella Scotta è un’insegnante dell’Istituto Soleri-Bertoni di Saluzzo che insegna materie letterarie nella sezione carceraria del Liceo Artistico. E’ stata nominata Cattiva ragazza dai suoi studenti detenuti, che le hanno dedicato una poesia in cui spiegano il perché.

WADJDA

La prima regista donna saudita, Haifaa Al Mansour, cerca di rompere i tabù di genere con il film La bicicletta verde (2012), il primo ad essere stato interamente girato in Arabia Saudita. La trama segue la vita quotidiana della giovanissima Wadjda, una volitiva ragazza di 10 anni che vive a Riyadh e dei suoi tentativi di aggirare le restrizioni e rompere le barriere sociali – sia a scuola che a casa. La regista, nel ritrarre la segregazione delle donne in Arabia Saudita, racconta un piccolo, ma fortemente simbolico atto di ribellione di una piccola donna: è il suo modo per contribuire a rendere più aperta la società da cui proviene.

WILSON NATANIA ANICETE

Natania Anicete Wilson è la zia di Tiffany. Nasce a Santo Domingo il 27 luglio 1982 ed è un esempio di cattiva ragazza perché, nonostante fosse derisa da tutti, familiari compresi, è riuscita ad uscire da quello status sociale che la etichettava come “povera” e a realizzare il suo sogno, che era quello di riuscire ad intraprendere  una carriera giornalistica e di avere allo stesso tempo una bella famiglia.