Credo fortemente che per esprimersi sia necessario conoscere le parole, i vocaboli, il profondo significato di ogni termine che usiamo. E credo ancor più fortemente che ciò sia necessario quando parliamo di noi, delle persone e delle loro storie.
Cercando notizie a proposito dell’olocausto, dunque, mi sono chiesta quale fosse il significato di questo termine. Beh, devo ammettere che la sottile e macabra ironia che aleggia su ogni particolare, su ogni dettaglio della lotta contro la razza ebrea, è davvero singolare. Singolare e quantomeno sconcertante.
“Olocausto” deriva, infatti, dal greco ὁλόκαυστος che letteralmente significa “bruciato interamente”. La sua traduzione basterebbe già da se a suscitare quei brividi che caratterizzano da sempre tali argomenti; ma c’è di più. Il termine “olocausto” era, infatti, inizialmente utilizzato per indicare una forma di sacrificio diffusa all’interno della religione greca e di quella ebraica. In tali religioni, la vittima veniva, per l’appunto “bruciata interamente”, così che da essa non potesse nascere nulla, così che di essa non potesse restare altro che muta cenere.
L’accezione moderna di “olocausto” nasce così negli anni 40 del ‘900, grazie alla stampa britannica, che cominciò a definire così lo scempio compiuto contro l’umanità provocato dal partito nazista tedesco.
Più generalmente il termine “olocausto” viene ora utilizzato per descrivere terribili avvenimenti che coinvolgono grandi masse di persone.
Tuttavia risulta scontato e sconcertante il paragone tra i sacrifici religiosi compiuti dagli ebrei, secondo la loro tradizione, e gli ebrei stessi, vittime, al contrario, della profonda ignoranza dell’uomo, che non lo distingue da una bestia, e manifesto del “lato oscuro” della psiche e dell’essere umano in se stesso, che si accompagna a tutti quei difetti, quei pregiudizi e quella chiusura mentale profondamente radicati nell’animo umano da sempre.
E’ dunque in virtù di tutto ciò; in virtù della grande sofferenza, dell’ enorme potenza e al contempo della sottile e distruttrice malvagità dell’essere umano, che da sempre, da oggi come da domani, tutti i popoli, tutte le razze, tutte le religioni, dovranno avere ben impresso il ricordo dell’olocausto e delle sue vittime; per non dimenticare le parole della memoria, i volti della memoria.
Carola Boschetto, Redazione Alfieri
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