L’attuale dibattito sulle violenze perpetrate dal regime nazista verso le popolazioni dei paesi occupati risulta, al giorno d’oggi, costantemente messa in discussione dal fronte sempre più numeroso dei negazionisti. La liberazione del campo di Auschwitz è la risposta del Salone del Libro a questi moti revisionisti; ed essendo il libro il soggetto del festival, il relatore principale non può che essere uno scrittore.

Bogdan Bartnikowski, nato a Varsavia nel 1932, è forse uno degli ultimi testimoni diretti della deportazione della popolazione polacca a seguito delle insurrezioni scoppiate nell’agosto del ’44. Arrestato all’età di 12 anni assieme alla madre venne trasferito, nello stesso treno, assieme a 5000 compatrioti al campo di concentramento di Auschwitz. La sua raccolta Infanzia dietro il filo spinato tratta appunto del periodo trascorso dall’inizio della detenzione alla sua liberazione, avvenuta il 22 aprile 1945. Le storie, i documenti e le foto d’archivio giunte fino a noi ci restituiscono in minima parte l’entità del fenomeno che ha tristemente coinvolto milioni di cittadini europei; ed è proprio per questo motivo che quelle poche documentazioni e testimonianze sopravvissute alla ritirata nazista non devono essere viste con diffidenza o sospetto, bensì vanno analizzate, comprese e assimilate. La lezione dei racconti di Bogdan è proprio questa: senza i racconti dei sopravvissuti, le rovine dei campi non sarebbero altro che cattedrali nel deserto.

Michele Corio, Giulia Piccoli