Provate a leggere questo articolo ad alta voce. 

Sciogliete le spalle, schiarite la gola e se potete, condividetene la lettura con qualcunə attorno a voi. 

Si è conclusa oggi Educare alla lettura, la serie di incontri di formazione organizzato contestualmente all’edizione dicembrina Vita Nova del Salone del Libro. Organizzato con il MIBACT, il Centro per il Libro e la Lettura e in collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche, questo percorso virtuale composto da sei incontri è  rivolto a docenti e bibliotecariə con l’obiettivo di esplorare le molteplici declinazioni del leggere. L’ultimo ospite è stato Federico Batini che dialogando con Fabio Geda ha condiviso la sua esperienza di ricerca sugli effetti positivi generati dalla lettura ad alta voce. Federico Batini è professore Associato presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia. Dirige la rivista Lifelong Lifewide Learning ed è fondatore dell’associazione Nausika che ha creato il progetto LaAV – Letture ad Alta Voce, circoli diffusi su tutto il territorio nazionale italiano per promuovere il valore della lettura. Attualmente dirige i progetti Leggere:forte e Leggimi ancora

Leggere, leggere, leggere. Leggere ad alta voce. Come se si avesse fame, leggere per nutrirsi. 

Il primo approccio alla lettura, da bambinə  è uno dei processi di socializzazione attraverso cui avviene la nostra crescita personale ed intellettuale. Sono, spesso, i genitori le prime persone che ci introducono alla lettura e ci guidano attraverso livelli crescenti di abilità. Iniziamo leggendo libri che contengono poco testo ma molte immagini per aiutarci a visualizzare le parole che ascoltiamo anche quando non ne comprendiamo il significato. Gradualmente veniamo svezzati e impariamo ad ascoltare storie senza bisogno di vederle raffigurate davanti ai nostri occhi. Memorizziamo nuovi vocaboli e per conoscerne un numero sempre maggiore chiediamo che la stessa storia ci venga letta e riletta. Iniziamo ad immaginare.  

Tuttavia, le famiglie non sono tutte uguali. I dati empirici ricavati dalla ricerca sperimentale del Batini attestano che bambinə provenienti da contesti socio-economici svantaggiati accumulano delle carenze lessicali e di comprensione già nei primi mesi di vita. Nel colmare queste disuguaglianze la scuola svolge un ruolo fondamentale in qualità di prima istituzione extra-domestica attraverso la quale prosegue il nostro processo di socializzazione. In un contesto collettivo e paritario come (dovrebbe essere) quello scolastico, la lettura diventa uno strumento didattico attraverso cui appianare le disuguaglianze. La lettura ad alta voce è in questo senso profondamente democratica perché permette ad ogni studente e studentessa di progredire, allenando il proprio cervello, qualsiasi sia il loro livello di partenza. La lettura si auto-regola, adattandosi a fasce di rendimento scolastico basse, medie o alte e rappresentando in ognuno di questi casi un metodo efficace per migliorare.

Come sottolinea Batini, sono tre gli attori che entrano in scena sul palco della lettura ad alta voce all’interno della classe. L’insegnante, gli studenti e le studentesse e il libro sono le colonne portanti di questo momento educativo. Il ruolo dell’insegnante come figura adulta significativa è quello di stabilire un legame emotivo con allievi e allieve, per attirarlə al mondo della lettura in base alle loro necessità specifiche. Come una guida, l’adultə prende per mano i ragazzi e le ragazze e lə accompagna nel viaggio della carta stampata. E’ per questo che, mentre l’insegnante legge per la sua classe, la voce registrata di un audiolibro non sarà mai in grado di adattarsi alle esigenze di un pubblico così speciale. Gli studenti e le studentesse un momento prestano attenzione e il momento successivo si perdono nei loro pensieri: è la presenza fisica dell’insegnante ad indirizzarlə verso il significato intrinseco delle parole. Ed è qui che entra in gioco la forza del libro. La fiction, più di tutti gli altri generi, crea storie e attiva la nostra immaginazione, che, plasmandosi sulle parole del racconto, costruisce immagini e relazioni emotive con i personaggi. Fino a non avere più bisogno delle immagini stampate per comporre dietro agli occhi anche i mondi più fantastici e imprevisti. 

Leggere ad alta voce fa bene non solo alla testa ma anche all’anima. Creare un legame e mettersi in ascolto dei personaggi di un romanzo sviluppa in noi l’empatia, la capacità di sentire con e come l’altrə. Tra le pagine di un libro chi legge trova sé stessə e le sue emozioni, vi si mette in contatto e le riconosce, per imparare a trovare e a capire anche quelle altrui. Il romanzo ci insegna che chi pensa in maniera diversa rispetto a noi ha opinioni differenti ma non per forza sbagliate. Ci spiega come sintonizzarci con l’altrə e con il suo punto di vista per riuscire alla fine ad armonizzare meglio anche con noi stessə. La lettura diventa quindi uno dei canali fondamentali per lo sviluppo personale fin dall’infanzia, in modo da stimolare la presa di coscienza di noi stessə e di ciò che ci circonda. 

Così, se avete letto ad alta voce questo articolo fino a qui, sapete che effetti ha avuto la lettura sul vostro cervello. Avete potenziato il vocabolario, le abilità di comprensione del testo, il vostro livello di attenzione e non solo. Sono migliorate le vostre competenze emotive, quelle che vi permettono di relazionarvi con le altre persone. E’ accresciuta la vostra empatia.

Ora, come vi sentite?

 

Irina Aguiari, Martina Piscitelli, ex studentesse del Liceo Ariosto