“Un libro è una storia, un’argomentazione o un corpus di conoscenza in sé concluso che richiede più di un’ora per essere letto.” La definizione di Kevin Kelly, cofondatore di Wired, amplia la tradizionale definizione di libro, proiettandola in una realtà in evoluzione, sempre più virtuale e all’avanguardia. Ciò che non deve essere stravolto, però, è l’approccio con il libro stesso, l’”esperienza libro”, ciò che gli editori tentano di preservare dall’irrompere di nuove modalità di diffusione dei contenuti, quali Netflix, YouTube, Facebook. L’obiettivo delle singole case editoriali (tradizionali o meno) rimane quello di distinguersi dalle altre, riscuotendo il maggior successo possibile, creando troppo frequentemente una concorrenza che fa sì che si perdano di vista l’attenzione ed il coinvolgimento totale del lettore. Efficace soluzione consisterebbe nel dare vita a una partnership tra i diversi distributori, che condividono l’uguale interesse di mantenere l’autentica definizione di lettura.

Sulla base delle posizioni divergenti sostenute dagli esperti Fabrizio Venerandi, Manuel Josè Anta, Francesca Noia, Matteo Scurati e Antonio Tombolini, è sorto un interessante dibattito su che cosa significhi leggere oggi, a partire dall’iniziale interrogativo che vede discussa la reale efficienza dell’e-Book. In bilico tra una quanto più semplice imitazione del cartaceo e l’apertura verso più complesse ed elaborate funzionalità, questo strumento è ancora alla ricerca di una definizione propria, seppur avendo già in un tempo così breve rivoluzionato il modo di produrre e di commerciare. Dal punto di vista economico, l’e-Book costituisce infatti il 5% del mercato totale su scala internazionale. Il 2008 ha visto il principio dell’ascesa di tale novità, frenato però dallo scetticismo dei grandi editori, diffidenti nel mettere in circolo i loro prodotti a basso prezzo, incorrendo nel rischio di un’eventuale perdita. Gli anni seguenti sono stati caratterizzati d’altra parte da un rallentamento del mercato trade, conducendo perciò l’opinione comune a dubitare dell’effettiva validità dell’innovazione, vista spesso dagli editori come una costrizione formale.

A prescindere dalle evoluzioni di carattere pratico, leggere conserva tuttavia il suo significato autentico originario, costituendo un patrimonio prezioso che l’uomo ha il privilegio di tutelare.

Veronica Ferra e Teresa Fassetta,
Liceo Scientifico Grigoletti di Pordenone