“Serva sono e serva resto”. Una frase che rappresenta il contrasto tra il desiderio di emancipazione delle giovani donne sarde e la loro triste consapevolezza, di essere e di rimanere, legate al padrone, schiave del suo volere. E’ poi la frase simbolo di un libro, quello di Giacomo Mameli, dal titolo “Le ragazze sono partite”, che racconta quest’epopea durante la prima metà del Novecento.
E’ al “Salone Del Libro Di Torino” che prendono vita, all’interno dello SpazioBook, le drammatiche storie di queste anime che, partite ancora bambine, sono state corrotte dalla dura realtà di lavoro e sfruttamento, divenendo presto, loro malgrado, adulte consapevoli e disilluse. Partite dalla Sardegna alla ricerca di occupazione, in fuga dalla disperata condizione economica e sociale di quella regione, hanno trovato nelle città di Roma, Milano e Torino delle realtà ben distanti da quelle sperate.
Non è libertà quella che hanno trovato, né vero riscatto sociale, ma solo violenza e, molto spesso, anche abuso sessuale da parte dei ricchi padroni. Allo stesso modo non è un soggiorno felice, e ancor meno una vacanza, quella a Tunisi in vuote e fredde stanze, dove venivano “gentilmente” mandate dal loro sfruttatori ad abortire.
Fortunatamente ci sono state storie dagli esiti positivi: per alcune ragazze infatti, uscire dal loro paese d’origine, non ha significato solo dolore e derisione, ma anche un vera e propria opportunità di riscatto. Grazie alla presenza di famiglie più comprensive e umane, hanno potuto esercitare con dignità la propria professione, e trarre ricchezza dall’esperienza cittadina, mettendo da parte una piccola fortuna e, soprattutto, acculturandosi e distaccandosi dall’arretrata condizione rurale dell’isola da cui erano partite. Molte di queste, grazie alla loro costante dedizione allo studio, hanno potuto ottenere un diploma e un lavoro, che premiasse l’impegno e il loro vero valore. Una volta sposate e con i figli diplomati e laureati, la nostalgia del loro paese d’origine, che pur nella sventura esercita un’incredibile fascino e magnetismo, si è fatta sentire riportandole sui loro passi. Avevano lasciato la Sardegna con i piedi scalzi e sono tornate diverse, con i tacchi alti ed il rossetto, ma hanno trovato lo stesso sentimento di invidia ed ammirazione che le aveva salutate alla partenza.
Rilevante è stato l’intervento della semiologa dell’Università di Torino, Federica Turco, così come quello della psicologa Elisabetta Chicco che ha egregiamente incarnato il tema nella frase citata all’inizio di questo articolo. L’incontro si chiude con una considerazione generale dell’autore sardo, il quale sancisce l’eterna divisione tra ricchi e poveri, serviti e servitori, come realtà sociale indiscutibile.
Alberto Maluta-Lorenzo Modena
Liceo Michelangelo Grigoletti Pordenone
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