Quest’ elaborato è una lettera in ricordo ad un amico (A.) che alcuni mesi prima era partito per i campi di concentramento. Questa lettera viene scritta dopo l’arrivo di una lettera un po’ strana da parte di A., lui stesso la scrive durante il suo viaggio. Naturalmente le lettera viene censurata in alcune parti e per puro caso arriva al suo destinatario.
Scrivo queste poche righe per ricordare un caro amico, poche in confronto a quanto mi aiutò e a quanto mi è stato accanto.
Questo mio amico si chiamava A. C. eravamo nati nello stesso paese L. e abbiamo vissuto fino a 19 anni assieme, poi lui si trasferì in un’altra città d’Italia, almeno così mi disse….
Poco tempo fa mi è arrivata una lettera che strana è dir poco.
Il mittente era proprio lui ma la scrittura era diversa e i pensieri non era confusi e strani come il solito. La lettera era breve, le frasi tronche…
Erano discorsi riguardo il luogo in cui era andato, lui mi aveva detto che andava in un posto in cui c’era più lavoro e una possibilità di vita migliore, anche per lui; d’altra parte ora con la guerra è tutto più difficile.
Ma c’è un particolare che mi è venuto subito in mente da quando ho letto le prime righe, la sua famiglia aveva origini ebraiche, un particolare che a me dava poca importanza, anche perchè con lui finivo spesso a parlare della mia religione o della filosofia che veniva studiata a scuola, mai discutemmo sulla religione dei suoi nonni, poco ne sapeva e spesso anche in modo confuso.
Questo è un particolare che adesso è molto importante, infatti in questi ultimi mesi è cominciata una specie di raccolta… una campagna per il lavoro in Germania, mio padre non la vedeva una cosa molto chiara e cercava di portare avanti il lavoro che da più generazioni si tramandava: l’editore.
Mi diceva che aveva sentito parlare di campi in cui i tedeschi facevano lavorare i giovani stranieri, però in condizioni pessime, poi il suo tono diventava cupo, spesso reagiva in modo brusco mi mandava via e non voleva più parlarne, purtroppo anche mio zio, suo fratello partì sei mesi prima, nonostante gli ammonimenti di mio padre, e ancora non aveva ricevuto nessuna notizia.
Diceva che avremmo dovuto attraversare un brutto periodo, io sentivo quelle parole con un tono tragico, quasi apocalittico.
I tedeschi avevano più volte ritenuto opportuno sottolineare che in questa campagna erano privilegiati gli uomini e giovani di razza ebraica… razza neanche fossimo delle bestie… una cosa che mi fa andar fuori di testa.
La lettera di A. era troppo chiara e sintetica per essere una sua lettera, forse qualcuno la scritta per lui, mah! Un altro particolare è sottolineato dal fatto che in questa lettera non è presente nessun suo ragionamento contorto su Dio o sull’umanità, presenti in molte delle sue lettere.
In questa lettera era carica di parole di addio, ma anche parole di conforto, mi ha ripetuto più volte di non preoccuparmi, perché un treno lo stava portando in un posto migliore… sì, in Paradiso! Che però da quel momento non poteva più parlarmi, infine mi chiuse la lettera scrivendo che appena possibile sarebbe tornato e avremmo trascorso del tempo insieme, ma che per adesso non poteva parlare.
Io non so neanche un suo indirizzo, un riferimento, niente.
In questo momento sono molto preoccupato, senza speranza per lui, come se con questa lettera mi fosse arrivato un attestato di morte ed è più di tre giorni che penso solo a questo, spesso nella giornata ricordo le ore spese con lui, parlare parlare e parlare. Parlare di cose stupide senza senso, di sistemi, di Dio, di ragazze, di futuro, e tutto in un momento BUOM! Sparito tutto…
A. era un ragazzo sobrio, scherzoso ma al tempo stesso un po’ confusionario, spesso si impacciava nel spiegarmi o dirmi le cose, poi se c’erano delle ragazze, ah! Si salvi chi può! Non riusciva più a parlare, io pensavo scherzasse, ma lui mi disse che di fronte a loro era impacciato, diventava timido, si agitava, la bocca gli si chiudeva.
Era forte perché nei momenti più cupi sempre mi dava sempre una mano. Mi ricordo quando quando è morta mia madre, lui era sempre pronto ad ascoltarmi, cercava di tirarmi sul il morale, mi era vicino e mi distraeva facendo il cretino… mah!
Eppur aveva qualcosa di speciale… non so, la voglia di aiutare gli altri, il credere in alcuni valori come l’amicizia… anche se cadeva spesso nel vago, nell’incomprensibile con i suoi pensieri.
Ti saluto tanto A., spero di rivederti anche se le possibilità sono molto poche, grazie per quello che hai fatto per me. Addio.
Crosara Micael 5p
Antologia della Memoria realizzata dai ragazzi del Liceo Scientifico Grigoletti di Pordenone