Cattive ragazze è una graphic novel edita dalla Casa Editrice Sinnos, dedicata ai lettori dagli 11 anni in su e vincitrice del prestigioso Premio Andersen. Racconta le storie di donne speciali e «ribelli» come Marie Curie o Miriam Makeba. Usa un carattere tipografico particolarmente indicato anche per i dislessici o chi ha problemi di lettura. Cattive ragazze diventa anche il motore di un progetto teatrale, educativo e di ricerca sul tema delle differenze di genere, creato e a cura di Giulia Musumeci, Associazione KindOf. Per saperne di più visita la pagina dedicata al progetto. Adotta uno scrittore sostiene il progetto portando nella Casa di reclusione “Rodolfo Morandi” di Saluzzo (Cn) l’editore della Casa editrice Sinnos Della Passarelli, che si è confrontato con gli studenti di tre classi del Liceo Artistico Soleri-Bertoni: due istituiti presso la casa di reclusione (nella sezione Alta Sicurezza e nella sezione Penale) e una dei corsi ordinari del liceo saluzzese. La particolarità di questo progetto è che gli alunni della classe esterna hanno lavorato insieme ai compagni della classe istituita nella sezione Penale. Gli autori della graphic novel Assia Petricelli e Sergio Riccardi sono stati invece adottati invece adottati da tre classi delle scuole superiori di Savigliano. In questo questo articolo e in quelli cui vi rimandiamo al findo del pezzo trovate i materiali prodotti in questa adozione davvero speciale. Ringraziamo, per averceli mandati, ancora, una volta la professoressa Rossella Scotta
Questa è la lettera di Ahmed, studente ristretto nel carcere Morandi di Saluzzo classe IIID/C Liceo Artistico Soleri-Bertoni coinvolto nel laboratorio delle nostre Cattive Ragazze.
Mia carissima sorella Fatima,
innanzitutto sappi che sei sempre nei miei pensieri, ma in questi giorni lo sei ancora di più: qui siamo in piena celebrazione dell’8 marzo e non puoi immaginare quanto mi piacerebbe discutere con te riguardo le dibattute tematiche dell’emancipazione femminile.
Questa ricorrenza è chiamata, direi impropriamente, “Festa della donna”. Dico “impropriamente” in virtù di un tuo memorabile insegnamento… tu infatti ci esortavi dicendo: “L’etimologia della parola contiene molte informazioni” ed io, sapendo che il termine festa evoca gioia, mi sono reso conto che l’espressione “Festa” è impropria poiché l’evento originariamente commemora una tragedia.
Cara sorella, ritornando all’emancipazione femminile, mi vengono in mente i dolci ricordi dei tuoi piacevolissimi e rivoluzionari discorsi… per noi fratelli e sorelle sei stata e sei ancora il nostro fermo ed inalienabile punto di riferimento. Oltre ad essere stata paladina dell’emancipazione per tutte le ragazze della città.
Come mi divertiva sentirti rispondere alle provocazioni di quella invidiosa Samira, la moglie di nostro zio, la quale ti diceva con tono sarcastico e pieno di ironia: “ma la laurea… l’appenderai in cucina?” E tu vigorosamente ribadivi: “bisogna ammirare coloro che tentano le grandi imprese, costoro, anche se non riescono, sono degli eroi. Per quanto mi riguarda, questa laurea sarà la mia corona!”.
Sapessi, cara sorella, come mi gonfiavo il petto di orgoglio quando venivo indicato come il fratello della professoressa Fatima.
Pertanto credo che una infinita gratitudine la dobbiamo, e proprio tu in particolare, a nostro padre, il quale ribadiva spesso e volentieri la celebre predica di un compagno del Profeta che esortava i fedeli dicendo: “sappiate che alla donna Dio ha assegnato il nobile posto di prima istitutrice della famiglia. Con la Grazia di Dio, solo la donna con la tenerezza, con l’affetto e la misericordia può ingentilire i costumi e suscitare i più virtuosi sentimenti nel cuore dell’uomo. Quando le donne della nostra comunità saranno più elevate di grado e di dignità allora soltanto la loro benefica influenza sarà estesa su tutta la UMMA (nazione), la famiglia allora sarà eletta scuola, mentre invece una donna ignorante e debole sarà un fardello e un danno per il marito, i figli e l’intera società.”
Il Profeta disse: “il paradiso giace ai piedi delle madri”, questo in virtù del loro essere pedagoghe per antonomasia, perchè da loro dipende il destino terreno e ultraterreno dell’umanità. E a un discepolo che gli chiedeva: chi è dei due genitori più meritevole d’essere obbedito? Il Profeta rispose: “tua madre, tua madre, tua madre e poi tuo padre”.
Fu con questo spirito che nostro padre ti aveva esortata ad iscriverti all’università: per soddisfare la tua passione per la chimica dovesti iscriverti all’ateneo di Damasco… e partire dal nostro villaggio per raggiungere la metropoli siriana era allora come varcare le colonne d’Ercole. Correva l’anno 1959.
Conseguentemente le nostre sorelle Amina e Aisha si sono iscritte all’università di Amman, rispettivamente alla facoltà di storia e di letteratura araba.
Ora immagino la tua gioia nel vedere le tue figlie che affrontano gli studi universitari, con borse di studio in Qatar e in Canada.
Cara sorella, qui in occidente creano leggi ad hoc tese a garantire il diritto delle donne riguardo le pari opportunità… d’altronde dover raddrizzare per legge un mondo declinato per secoli al maschile, si commenta da sé. Ma quando constato l’ingiustizia che le donne subiscono in certi paesi arabi e musulmani mi piange davvero il cuore e mi fa tanta tanta rabbia lo stravolgimento della religione nonché la decontestualizzazione dei versetti coranici da parte di miserabili demagoghi senza scrupoli, bigotti del fanatismo stupido e oscurantista. A questo proposito mi viene in mente un noto detto del Profeta: “ ciò che più temo per la mia comunità è il fanatismo nella religione”. La storia ci insegna che all’epoca del Profeta le donne viaggiavano da sole e/o in gruppo, compresa Aisha, la moglie del Profeta, che era solita cavalcare cavalli e cammelli mentre oggigiorno paradossalmente le donne in Arabia Saudita non possono guidare le auto e/o le bici. Ma il regime dittatoriale di stampo fascista che governa quella terra strumentalizza in modo scientifico e sistematico la religione a suo uso e consumo… e questi corrotti usurpatori della religione individuano nella donna il nemico da reprimere, poiché sono consapevoli che è la colonna portante della famiglia, quindi imponendo il silenzio a lei e calpestando i suoi diritti, diventa più facile soffocare col terrore l’intera società…. e la religione, travisata ad hoc, diventa un micidiale strumento di repressione.
D’altronde quando la ”politica sporca” entra in gioco, la fede sembra farsi da parte. In Arabia Saudita l’unico giornale consentito è quello del regime… e questo paese è considerato il miglior alleato dell’occidente in Medioriente, a parte Israele ovviamente!
Concludendo, cara sorella, sono consapevole di averti deluso con le mie scelte e con gli errori commessi nella misura in cui non mi hanno consentito di proseguire gli studi e assicurarmi una condizione di vita migliore. Tuttavia mi preme dirti che la risurrezione etica e esistenziale può avvenire anche in un carcere come quello in cui mi trovo, nel più impietoso degli ambienti, dove paradossalmente diventa, come per miracolo, un circolo vizioso virtuoso. Dunque mi sento miracolato!
Rincorro la speranza di poterti presto riabbracciare, di poterti porre di fronte il nuovo uomo, che questa aspra esperienza ha prodotto, un uomo rinnovato nello spirito, ingrigito dal tempo, schiacciato dai rimorsi, ma con la schiena dritta, col petto proteso, orgoglioso della sua discendenza e di una sorella che ancora, nonostante gli anni, rappresenta per lui un modello da seguire.
Ti stringo sul cuore nell’attesa di rivederti.
Affettuosamente, tuo fratello Ahmed
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