Ascolta il tuo cuore città” e noi lo ascolteremo con te. Questa è stata l’ottica della passeggiata letteraria, che ha avuto luogo stamane per riscoprire la Torino romana ospite di grandi autori e compositori della storia. La passeggiata si è svolta a partire da piazza Palazzo di città facendo tappa in numerosi luoghi significativi per poi concludersi sotto la Torre Vittoria.

Partenza: Piazza Palazzo di città, progettata da B.Alfieri su modello di un anfiteatro in modo da rendere un dimensione domestica e storica. “In quella piazzetta ombrosa, circondata da portici banchi di merciaie…così pare di capire quella città rude e cocciuta” De Amicis.

Seconda tappa: Albergo Dogana vecchia, chiamato così proprio per il pagamento doganale che veniva effettuato al passaggio. In questo albergo nacque la vocazione di Cottolengo e vi sostarono Bodoni, Napoleone, Verdi; ma soprattutto Mozart, il cui passaggio è ricordato in numerose dediche poste all’interno dell’edificio settecentesco.

Terza tappa: Porta Palazzo. Se si volesse paragonare Torino a un corpo vivo, Porta Palazzo sarebbe la pancia. Estrosa, mutevole e sede dei mercati storici è il rovescio della decantata razionalità torinese. De Amicis ammira la vitalità popolare e per questo vorrebbe svolgerci un romanzo; Gramsci invece la degrada dicendo: ” Tutta l’Italia sarà un pugno di granelli, tutta l’Italia diventerà una rigatteria, tutta l’Italia diventerà Porta Palazzo”, una visione alquanto negativa che può essere confermata o smentita solo trascorrendo un pomeriggio nella “pancia di Torino”.

Quarta tappa: Via Egidi, dove Torquato Tasso soggiornò per un breve periodo come ospite, ma nonostante ciò non fu indifferente ai torinesi. “Abitò questa casa per pochi mesi ma la consacrò per molti secoli”.

Quinta tappa: Via Porte Palatine. Qui era situato il ginnasio “Cesare Balbo” che venne frequentato da Gobetti; Russeau visse qui per un anno, nel quale si convertì al cattolicesimo nella stessa chiesa in cui Cottolengo divenne canonico. Si trova nella piazza in cui termina la via una lapide dedicatoria a Gaspare Barbera, fiorentino che porta a Torino l’arte della stampa.

Sesta tappa: Cattedrale Giovanni Battista. Un luogo magico per il quale non c’è bisogno di spendere troppe parole. Un luogo dal desin orientalizzante, che accende la fantasiase tanto da essere descritto da Laura Macinelli, secondo la quale Mozart potrebbe aver composto nuove arie dopo esserci entrato.

Settima tappa: via Barbaru. “Una stringa stretta e sinuosa”, una delle tante viuzze strette e buie tra cui c’è anche via XX settembre, luogo in cui Novato, dopo aver ricevuto le strofe a Mameli, ha scritto di getto l’accompagnamento per quello che sarebbe diventato l’inno italiano.

Ultima tappa: Torre Vittoria. Anche chiamata “Dito in un occhio” per la sua dirompenza, spezza l’uniformitá torinese ed è forse proprio per questo motivo che Dario Argento la scelse come ambientazione de “Il gatto a nove code”.

 

Francesca Sorice
Redazione Alfieri