Mathias Énard è scrittore e traduttore francese, conoscitore dell’arabo e amante della sua letteratura, nonché insegnante di arabo all’università di Madrid

Introdotto da Lucia Sorbera che ne cita alcune opere tra cui La perfezione del tiro e Breviario per aspiranti, Énard tratta il binomio oriente-occidente. Durante il suo intervento parla della storia del Libano analizzandola da un punto di vista letterario e politico.

L’intervento si apre con un discorso sull’attualità, riportando l’evento accaduto il 4 agosto scorso: l’esplosione, causata dal nitrato di ammonio, al porto della capitale libanese Beirut. Lo scrittore sottolinea come questo episodio abbia incrementato tutte le problematiche già presenti nel Paese, come la crisi economica, aggravata dalla situazione pandemica in corso. Il porto di Beirut rappresenta il punto di riferimento della letteratura libanese e rimanda alla memoria della “Karantina”, campo rifugiati per i Palestinesi in tempo di guerra. 

La storia del Libano è segnata dalla violenza; sono pochissimi infatti i momenti di pace che attraversa. Tuttavia è uno Stato dinamico, caratterizzato da particolarità e controversie date dalla coesistenza di relazioni internazionali diverse, dalla coabitazione di religioni differenti e da una fervente attività culturale. Il territorio ospita infatti molteplici religioni: musulmani sunniti e sciiti; cristiani ortodossi, cattolici e maroniti; ed infine drusi, considerati eretici. Tuttavia le divisioni religiose vengono usate dal Libano per scopi politici, distribuendo le cariche a seconda delle religioni di appartenenza. Questa spartizione gerarchica del potere costutisce dei “moderni feudi”, favorendo le grandi famiglie. 

Intorno alla seconda metà del XIX secolo ha luogo la prima grande rivoluzione letteraria araba, scatenata dall’esilio di Faris Al-Shidyaq. A quell’epoca i protestanti americani si erano interessati a Beirut, mandando dei missionari che fondarono un’università, centro dei protestanti in Oriente. La famiglia di Al-Shidya si convertì al protestantesimo, scatenando l’opposizione dei Maroniti , che rapirono e rinchiusero il fratello dello scrittore in una grotta dove morì.

In seguito a questo evento Faris si ritirò in esilio prima a Il Cairo, poi percorrendo l’Inghilterra e la Francia, dove pubblicò il suo più famoso libro La jambe sur la jambe, considerato un monumento letterario della cultura araba. Il libro, sua autobiografia romanzata, narra dell’eroe Faryaq. Faris tornò successivamente nel mondo arabo, in Tunisia, dove si convertì all’Islam per convenienza e qui termina la sua vita.

Dall’indipendenza del 1943 il Libano non conosce momenti di tregua: nel 1948 lo Stato affronta la guerra arabo-israeliana. Dal conflitto nasce una nuova letteratura data dalla relazione tra Palestinesi e Libanesi, contenente però alcune contraddizioni. 

Anche se tra gli anni ‘70 e ‘80 il Libano vive momenti tragici, rimane uno Stato non comandato da una dittatura araba, mantenendo la libertà di parola e di stampa. 

Grazie a questo molti scrittori arabi progressisti pubblicano i loro scritti a Beirut. Come il poeta siriano Adonis autore di Prendimi e di Caos nelle tue braccia, che trasferitosi nel Libano, assieme a Yusuf Al-Khal, dirige la rivista Shi’r (Poesia) dando vita ad un processo di rinnovamento della poesia. Beirut diventa così un vero e proprio centro intellettuale. 

Nel 1975 inizia la guerra civile tra Palestinesi e il partito falangista, nella quale Beirut diventa capitale in guerra e capitale letteraria, ma la letteratura viene usata come arma. I palestinesi si stabiliscono a Beirut, di conseguenza anche i loro intellettuali e progressisti. Uno di loro è il poeta Ghassan Kanafani scrittore di Uomini sotto il sole e Ritorno ad Haifa e portavoce delle FFLP. Nel 1982 inizia l’esilio dei Palestinesi, momento di svolta perché tutti gli scrittori esiliati si spostano dalla capitale.

Nella storia della letteratura araba sono presenti anche delle donne, a loro volta esiliate, tra cui Hana Al-Shaykh scrittrice di La storia di Zahara e Hopa Barakat, scrittrice di La pietra del riso.

Énard, torna infine a parlare della storia contemporanea, rinominando il porto di Beirut, sottolineando che grazie ad esso la letteratura araba si è diffusa nel mondo. Concludendo cita Mahmoud Darwish (scrittore della poesia L’éloge de l’ombre): “Beirut è la nostra stella e Beirut è anche il nostro ultimo rifugio”.

Daniele Longobardo, Beatrice Barioni, Liceo Ariosto, Ferrara