Domenica 6 dicembre 2020 si è tenuta la conferenza di Mathias Énard, scrittore e traduttore francese, docente di arabo presso l’università di Barcellona, presentato da Lucia Sorbera.
Durante il suo intervento, l’ospite ha affrontato il tema dello scontro culturale, politico e sociale tra Oriente e Occidente che ha visto protagonista il Libano nel corso del XX secolo.
Partendo dall’esplosione avvenuta al porto di Beirut, capitale del Libano, il 4 agosto scorso, Énard ha fatto diversi passi indietro nella storia per chiarire le differenze culturali che da decenni sono presenti sul territorio.
Il Paese è punto d’incontro di diverse fedi tra cui quella cristiana, principalmente cattolica, maronita e ortodossa, e quella musulmana, in particolare sunnita. Sono presenti anche minoranze come sciiti, drusi e armeni.
La Costituzione, in vigore dal 1943, riconosce la libertà religiosa nel Paese: per il mantenimento di un equilibrio tra fedi, prevede che il Presidente della Repubblica sia maronita, il Primo ministro sunnita e il Presidente del Parlamento, sciita.
Nel 1975 si giunge alla guerra civile tra progressisti pro palestinesi e falangisti.
Nonostante questo periodo di belligeranza, il Paese, e Beirut in particolare, continuano ad essere un punto di riferimento per grandissima parte di studiosi e letterati arabi e palestinesi. La letteratura viene utilizzata durante la guerra come arma di diffusione delle idee religiose.
Nel 1982 i Palestinesi vengono esiliati dalla capitale: il dibattito creatosi intorno a questo accaduto è una svolta per la letteratura.
La guerra terminerà solo nel 1991 con l’arrivo delle truppe siriane.
Quello che lo contraddistingue dagli altri Stati è, senza dubbio, il fatto che sia stato l’unico Paese orientale a non trovarsi sotto una dittatura feroce: sebbene a lungo devastato dalla guerra, il Libano è da sempre il faro principale della letteratura araba, importante punto di riferimento per autori di ogni tempo.
Énard conclude dicendo: “In Libano vive un’ importante ambivalenza tra una grande cultura e un’immensa violenza”.
Un incontro che lascia con l’amaro in bocca questo, che fa capire come la posizione del Libano sia una posizione difficile: a metà tra Oriente e Occidente, tra cristianesimo e islam.
Énard parla di un Paese segnato dal lutto e dalla violenza, diviso al suo interno tra diverse culture e religioni, ma parla anche di un Paese che si è saputo rialzare sempre e, a testa alta, è stato in grado di rimanere un centro culturale vivace malgrado le circostanze.
Che questa frammentarietà possa essere una debolezza è facilmente comprensibile, ma è importante ribaltare il punto di vista: e se proprio in tale disorganicità si celasse un inaspettato punto di forza?
Paolo Cagna, Gabriele Ziino – Liceo Alfieri, Torino
Maria Guandalini – Liceo Ariosto, Ferrara
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