Che relazione c’è tra libertà e responsabilità, quale tra le due si impone sull’altra? Di questo parla Donatella Di Cesare, filosofa e scrittrice, dal teatro Argentina di Roma.
In questo momento di crisi sanitaria, che ha portato a una reclusione forzata, ci si è resi conto di quanto siano importanti la libertà del singolo, in quanto individuo, e la sua responsabilità come cittadino nei confronti della comunità. Collegandosi alla situazione attuale, la filosofa ha voluto ricostruire il complesso rapporto tra libertà e responsabilità attraverso la storia della filosofia, partendo dal liberalismo per giungere alla filosofia contemporanea. Infatti, si possono individuare due grandi modi di concepire questo binomio.
Secondo la prima visione, incarnata dai teorici del liberalismo, da Rousseau e dagli idealisti tedeschi, la libertà, distinta in positiva (“libertà di”) e negativa (“libertà da”), viene preposta alla responsabilità e porta alla formazione di un “soggetto sovrano”, che si autodetermina sia nella sfera privata che in quella pubblica, creando un conflitto con gli altri membri della comunità. In quest’ottica, l’individuo legittima l’autorità solamente quando questa lo protegge: la Di Cesare ha contestualizzato questo fenomeno nella contemporaneità coniando il termine “democrazia immunitaria”.
Nel Novecento, però, si manifesta il lato oscuro del “soggetto sovrano” in tutta la sua pericolosità: la ragione si addormenta, nascono i mostri e la pretesa dell’individuo di essere il legislatore dell’universo deraglia in un “totalitarismo egocentrico”. Il terrore per l’altro si diffonde, impregna e governa la società: anche la razionalità cede e scende a patti con l’orrore. Diventa, allora, necessario ripensare la libertà: con Heidegger l’esistenza del soggetto viene decostruita e associata all’angoscia di una scelta autentica, capace di assecondare il proprio poter-essere.
Dopo gli orrori del Novecento, alcuni filosofi contemporanei, come la Arendt e Lévinas, intuiscono la necessità di ripensare il rapporto tra libertà e responsabilità, ribaltandolo. L’autonomia del soggetto viene messa in discussione e l’esistenza si configura come uscita da sé, ovvero interazione con l’Altro. Noi siamo fatti degli altri, l’Altro ci elegge, ci convoca, ci chiama, solo quando noi rispondiamo ci costituiamo come Io, la nostra esistenza si forma in relazione con l’Altro: sono libero solo quando sono responsabile, vulnerabile e accetto la dipendenza dalla comunità a cui appartengo.
Donatella Di Cesare termina il proprio intervento con parole forti che risuonano nel teatro vuoto di persone dal quale ci parla: è la fratellanza la chiave di volta, il riconoscersi in una comunità formata da individui che non perseguono la libertà ma la liberazione. È tempo che l’Io riscopra l’inquietudine della responsabilità e l’imprescindibile impegno della fraternità, nell’ottica di quella che la filosofa definisce “comunità dell’esodo” non libera ma “liberata”.
Vittoria Alvisi, Sara Bonora, Lucia Di Foggia, Liceo L. Ariosto, Ferrara
Margherita Baldazzi, Laura Oppi, supertutor
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