L’ultimo incontro della giornata in Sala Rossa tratta della vita eterna in tutte le sue sfaccettature, analizzandone i vantaggi e gli svantaggi grazie alla proiezione di spezzoni cinematografici inerenti al tema. “Highlander, racconti sull’immortalità” si apre con la prova di doppiaggio di Edoardo Stoppacciaro che reinterpreta magistralmente il personaggio di Rick Deckard in Blade Runner, segue poi la presentazione di Loredana Lipperini, moderatrice del dibattito. E’ subito chiara la volontà di presentare un’analisi cronologica dell’immortalità partendo da Tolkien in letteratura per giungere alle più recenti trasposizioni cinematografiche e anime, in generale, del nuovo millennio.
Roberto Arduini, presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, spiega il vero tema de Il Signore degli Anelli attraverso le parole di Tolkien stesso che definì la sua opera “un romanzo di morte e immortalità”, facendo riferimento alle avventure e vicessitudini di elfi, immortali, e uomini mortali. Secondo le più recenti analisi del romanzo, la razza elfica sarebbe assimilabile alla figura di un “imbalsamatore” che vive in un mondo destinato a morire mentre lui anela all’immortalità. E’ quindi inevitabile un confronto con l’umanità dei giorni nostri, i cui progressi scientifici ne privilegiano la ricerca del benessere, ponendo però in secondo piano quello del pianeta. In ambito letterario viene ancora citato George R. R. Martin autore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, serie di romanzi, a detta dell’ autore, profondamente e positivamente influenzati dall’ opera di Tolkien.
La parola passa a Fabio Chiusi, autore di Dittature dell’istantaneo, che condivide col pubblico la sua profonda sfiducia verso le infinite possibilità, in particolare l’immortalità, che la tecnologia sembra promettere di qui a pochi decenni. Sulla falsa riga della serie televisiva Black Mirror, il suo intervento prosegue riflettendo sul concetto di anima che nella serie viene concretizzato e trasformato in una semplice successione di dati da inserire all’interno di un programma che consentirebbe la vita eterna, ma a quale prezzo? Si assisterebbe di fatto ad un impoverimento della figura dell’uomo in quanto tale e, mancando la morte di un significato vero e proprio, anche la vita perderebbe inevitabilmente il suo senso.
Verso la fine dell’incontro si profila un radicale cambio di prospettiva grazie a Jacopo Costa Buranelli che presenta con dovizia di particolari la cultura pop giapponese, in aperto contrasto con quella nipponica tradizionale che considera come un disvalore l’immortalità. Quest’ultima sembra, infatti, un carico troppo gravoso per l’uomo che non sarebbe in grado di amministrarla secondo coscienza. Infine viene presentata in diretta una prova di doppiaggio dell’anime Death Note, sostenuta da Flavio Aquiloni, voce italiana di Light Yagami, nonchè protagonista della serie. Uscendo dal solco tracciato dai suoi predecessori, questo anime affronta le questioni morali che avvolgono il tema della mortalità analizzando, grazie alla figura di un dio della morte, il senso stesso di giustizia divina che sta al di sopra di quella umana. Mark O’Connel chiude l’incontro condividendo col pubblico la propria idea di ricerca dell’immortalità, descritta con successo nel suo romanzo,To be a Machine, secondo cui l’uomo, insuperbito dai progressi tecnologici, non vedrebbe davanti a sè altra scelta se non quella di rincorrere la vita eterna.
Filippo Novelli
Liceo Alfieri
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