Sembra una domenica mattina come un’altra a Ferrara, ma c’è qualcosa che rende i ferraresi più ansiosi: l’incontro al Teatro Comunale per il Festival di Intrnazionale con Daria Bignardi, David Rieff e Massimo Gramellini, accomunati dal fatto di aver scritto libri incentrati sulle loro madri, “libri sui quali abbiamo riflettuto”.
Daria Bignardi ha scritto il suo primo romanzo “Non vi lascerò orfani” nel 2009, pochi mesi dopo la morte della madre, definita una “figura letteraria vivente”, con cui ha avuto un rapporto conflittuale per tutta la vita. Per lei scrivere questo libro è stato come seguire 10 anni di psicanalisi, le è uscito quasi naturalmente non essendosi mai posta il problema del pudore per
raccontare fatti dolorosi e intimi.


David Rieff, giornalista statunitense figlio della scrittrice Susan Sontag, ha ripercorso gli ultimi 20 anni di vita della madre, che ha combattuto il cancro due volte. Nel libro “Senza consolazione“, Rieff ha raccontato con grande lucidità, rigore e profonda intensità questa battaglia. Secondo lui, il dolore può portarti in posti diversi, non c’è motivo di vergognarsi del proprio lutto, e l’unica maniera di viverlo è scriverne.

Massimo Gramellini, vice-direttore de La Stampa, ha rivelato al mondo la verità su sua madre con “Fai bei sogni“, definito “un libro che ti esplode dentro”: è la storia di un orfano che scopre da grande com’è veramente morta la madre. Anche Gramellini, come la Bignardi, non si è posto il problema del “pudore”: da 20 anni la nostra società soffre di una “maleducazione sentimentale”, dovuta a una pessima comunicazione, a un enorme pudore nei confronti dei sentimenti e ad una completa scioltezza nel discutere di orrori, a cui ormai siamo abituati; invece il dolore ha un senso, poichè scopre quelle parti di sè che non si riuscirebbero a trovare altrimenti. Ciò che rende adulti è la verità: un cittadino informato è un cittadino adulto.

Se ci facciamo caso, quasi tutti i personaggi più amati nella letteratura sono orfani, che credono di avere un rapporto creditore con la vita, desiderando l’amore degli altri. La morte di un genitore è un argomento che attira e coinvolge, rende tutti più uniti. Gramellini addirittura ha ricevuto tantissime lettere e mail in cui intere famiglie rivelavano verità scoperte tardi, drammi e traumi.

Oltre la morte c’è l’amore. In sanscrito mar vuol dire sia morte che madre, se si aggiunge una privativa davanti, esce Amar, che vuol dire sì amare, ma anche oltre la morte.

Irene Camerani e Valentina Govoni