Il dolce profumo, l’aroma caldo e speziato, l’intensità avvolgente del colore incontra con la leggerezza della crema. Stiamo parlando di caffè, ma non ci siamo fermate al bar. Tutte queste sensazioni sono state evocate nell’incontro tra Andrea Illy e Mario Calabresi,  il caffè e la grande passione nel fare che è, per noi italiani, un marchio di fabbrica.

L’aroma del caffè ci porta indietro nel tempo e nello spazio, quando ancora la sua coltivazione era una prerogativa di pochi Paesi. Nel 1600 era prodotto solo in Yemen e in Etiopia e l’esportazione era pagata con la morte, tanto prezioso era considerato il prodotto. Ma come tutte le cose troppo buone, non poteva restare per sempre nascosto. Clandestinamente arrivò in tutto il mondo grazie a un pellegrino che, come i moderni corrieri della droga, ne ingoiò alcune bacche. Grazie al suo coraggio raggiunse  l’India e il Brasile e la ricerca dei luoghi dove la natura regala al chicco il suo migliore aroma non è ancora finita. In Europa la tradizione della bevanda è mitteleuropea. Tra Venezia e Vienna, si svilupparono due modi totalmente diversi di tostatura e di consumo: nella capitale austriaca il caffè viene consumato come bevanda calda, accompagnata con il latte; mentre in Italia si afferma una tradizione di elisir, concentrato e intenso come il moderno espresso. Da quelle botteghe veneziane nascerà una tradizione tipicamente italiana di fare e bere il caffè.

Andrea Illy e la sua famiglia si sono fatti portatori di queste radici e di questa qualità, fino a farla diventare un’ossessione e una missione. Partendo dalla minuziosità della nonna istriana che macinava i chicchi per più di un’ora ogni giorno, fino al paradigma della qualità totale. Dopo lo studio in Giappone presso la Toyota, oggi l’azienda di famiglia può vantare un sistema di produzione all’avanguardia dove la responsabilità è del singolo operatore e gli esecutori sono i diretti controllori.

Nonostante il forte radicamento al passato, la cultura del caffè guarda al futuro: le cialde e le capsule sono un modo innovativo per assaporare a casa tutta la precisione di un buon espresso come al bar. Le recenti novità trovano spazio all’EXPO, nell’ambito del cluster del caffè, area tematica che raccoglie le esperienze passate e le aspettative future, declinandole nei tre pilastri di quest’industria: piacere, salute sostenibilità. Ovvero si pone come obbiettivo mantenere elevati standard qualitativi, affinché  il caffè piaccia e faccia bene, e portare l’attenzione verso i paesi esportatori. Ovvero benessere dei consumatori e sviluppo dei produttori. A questo fine è stato chiamato un famoso fotografo e umanista, Sebastian Selgado che con la mostra fotografica ritrae i luoghi in cui l’opera dell’uomo incontra il meglio della natura.

Una chiacchierata interessante e anche un po’ autoreferenziale, che ci fa riscoprire una delle tante meraviglie del nostro paese, esportatore di qualità.

 

Martina Dattilo e Federica Maggiora

Bajani boys and girls