In questi luoghi, questi tipi di incontri sono sempre qualcosa di costruttivo, perché ti portano ad evadere con la mente e a distrarti dai soliti pensieri.

Ho letto il libro di Vanessa Roghi Piccola Città. Una storia comune di eroina. Quello che mi ha colpito è la disponibilità della scrittrice; non solo la sua esperienza di vita, il suo essere una storica, ma principalmente il suo lato umano, perché nonostante sia una storica, una che ha la cattedra alla Sapienza di Roma, con noi detenuti si è relazionata alla pari, spiegandoci il perché di questo libro sulla storia di sua padre e sua.

Io come lettore ho apprezzato il libro e il suo contenuto; si deve riconoscere la bravura come storica, ma soprattutto il coraggio e la tenacia di questa donna, la semplicità per come si è presentata ai suoi lettori e in particolare in un Istituto Penitenziario di A: S.

I tre incontri con Vanessa mi hanno fatto riflettere a lungo; non che io abbia una storia come la sua, perché ognuno ha la propria storia. Il padre di Vanessa faceva uso di eroina e chi fa uso di eroina crea una dipendenza da cui non è facile uscirne.

Vanessa ha scritto e ci ha spiegato che suo padre, dopo aver girato in tanti posti del mondo, alla fine si ferma in Olanda ed è uscito dalla dipendenza dall’eroina.

Secondo me lei ha trovato giusto scrivere questa storia perché è un racconto a lieto fine.

Forse scrivendo ha trovato delle risposte che non aveva. Narrarsi del resto è un modo per conoscersi, per capire.

Spesso mi faccio tante domande e non trovo le risposte, o meglio non voglio avere queste risposte, perché è meglio accettare la vita per come si presenta giorno per giorno.

Chiudo dicendo che è stato un successo per la scrittrice e pure per me.

Giovanni

 

E’ stata una bella esperienza, molto costruttiva. La scrittrice si è mostrata molto socievole e soprattutto ha mostrato coraggio, perché ha fatto conoscere una storia così delicata e privata su suo padre.

Vanessa mi ha colpito anche perché tante volte ho pensato di portare la mia storia così travagliata in un libro, ma non so nemmeno da dove cominciare; invece la scrittrice è stata molto brava, ha tanta esperienza alle spalle. Non vorrei sbagliarmi, mi sembra di aver già visto la scrittrice alla presentazione di un libro, su Rai 3.

E’ stata una bellissima esperienza; spero in futuro di farne un’altra come questa.

Grazie.

Antonio

 

Ad un certo punto Vanessa racconta dello sciroppo a base di oppio che nell’Ottocento veniva dato dalle donne che lavoravano in fabbrica ai bambini per farli dormire; allora mi è venuto in mente di quando le contadine, in Sicilia, negli anni ’50, davano ai bambini lo sciroppo all’oppio, per poter andare a lavorare nei campi.

Salvatore M.

 

Una settimana fa ho provato delle forti emozioni di gioia e serenità.

Qui in carcere tutto mi sembra strano e buio, ma i giorni 10 e 11 aprile è venuta una scrittrice, Vanessa Roghi, che ci ha spiegato il suo libro Piccola città. Una storia comune di eroina. Io con tutti i miei compagni di scuola e le insegnanti siamo andati a teatro, perché eravamo tanti detenuti.

La scrittrice ci ha raccontato la storia del suo libro, che è realmente accaduta, vissuta da lei e in particolare da suo padre. Ha spiegato così bene che mi sembrava di essere dentro il libro e ci sono stati dei momenti in cui ci siamo emozionati sia noi detenuti che Vanessa. In alcuni momenti mi uscivano le lacrime dagli occhi, ma questo è successo perché ognuno di noi ha passato delle brutte esperienze. Abbiamo chiacchierato a lungo con Vanessa, le abbiamo fatto molte domande, abbiamo commentato il libro.

Prima di ritirarci nelle celle, ci siamo abbracciati e salutati affettuosamente come se ci conoscessimo da tempo.

Io tuttora penso a questo evento e sono felice di aver passato due giorni belli e diversi.

Grazie Vanessa.

Salvatore

 

Sono Luca, un detenuto del carcere di Asti. Racconto l’esperienza di qualche giorno fa. Grazie alla nostra scuola, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere una scrittrice, Vanessa Roghi, che ci ha raccontato la sua storia e quella di suo padre tossicodipendente.

Dobbiamo innanzitutto ringraziare la scrittrice per la sua sensibilità e per aver dedicato parte del suo prezioso tempo a noi detenuti.

Sicuramente è devastante e deludente vivere nella propria famiglia l’esperienza della tossicodipendenza e del carcere, ma è ancora più dolorosa se questa delusione arriva da chi dovrebbe dare serenità e gioia. Nel libro infatti la scrittrice racconta la vita del padre che ha fatto uso di eroina, droga che negli anni ’70 ha devastato parte del nostro Paese.

Non solo in quegli anni c’è stato un gran consumo di eroina; infatti, anche oggi, a causa del costo elevato di altre droghe (si pensi alla cocaina che costa 70 euro al grammo), i tossicodipendenti acquistano l’eroina il cui costo si aggira sui 20 euro al grammo.

Detto ciò, comprendere la storia raccontata nel libro è molto complicato, non perché questa sia scritta male, ma solo perché parte delle persone invitate non hanno mai vissuto tale sventura.

Luca

 

Quando ero piccolo, mio padre mi portava in primavera ai giardini di Porta Venezia a Milano, all’interno dei quali vi era uno zoo.

Come tutti i bambini, guardavo giraffe, elefanti e gli altri animali esotici con gli occhi grandi, pieni di stupore.

Sono molte le delegazioni di politici, tirocinanti laureati in giurisprudenza, esperti del settore che vengono a trovarci e ci guardano con gli stessi occhi di un bambino allo zoo.

Ma per fortuna qualcuno si distingue, come la scrittrice Vanessa Roghi, che è venuta a trovarci dopo aver scritto “Piccola città”, un libro che la riguarda personalmente, che parla di droga, di carcere, di sofferenza, del perché oggi il fenomeno droga sia ancora così diffuso.

Sono stato condannato a quarantatre anni di reclusione per reati connessi alla droga; pensavo di sapere tutto sulle sostanze stupefacenti, ma mi sbagliavo.

Vanessa da storica ha raccontato con prove documentate l’entrata dell’eroina nel mercato legale italiano e poi nel mercato nero, accompagnando il lettore nel superamento del pregiudizio derivato dall’ignoranza su alcuni fenomeni e sulle persone coinvolte in essi: il drogato, l’alcolizzato, il detenuto. Su di loro, da sempre, tante etichette da parte dei benpensanti.

Possiamo solo ringraziare chi come Vanessa ha fatto luce su un tema solo in parte conosciuto.

Michele

 

Vanessa
spiegava
la storia del suo libro
con il sorriso
sulle labbra
e con il dispiacere
nel suo cuore
per la sua infanzia vissuta.

Francesco

 

Mi trovo da oltre dieci anni in carcere e non mi è mai capitato di incontrare una scrittrice.

Non nascondo che mi ha trasmesso tante emozioni per come si esprimeva e raccontava la sua storia, contenuta nel libro “Piccola città. Una storia comune di eroina”.

Non è facile raccontare la propria storia, soprattutto se si parla del proprio padre che è stato tossicodipendente e spacciatore; ma lei è riuscita a narrarla e ad emozionarci, grazie al suo coraggio di figlia.

Ringrazio Vanessa e sono fiero di averla incontrata.

Armando

 

Leggi anche il resoconto della docente Raffaella Cordara e della docente Paola Savio
Leggi anche il racconto della scrittrice adottata Vanessa Roghi