Quanto state per leggere è il risultato di un’attività svolta dagli alunni e dalle alunne della classe 3^ A di una scuola media di paese, la “N.Costa” di Priocca (CN).

I recenti fatti di Lampedusa, le “vittorie” di Rachid, appena laureatosi presso il Politecnico di Torino, conditi da molte letture fatte insieme in classe, hanno costituito il punto di partenza di un percorso che proseguirà nei prossimi mesi.

Quando ho proposto alla componente femminile della classe la partecipazione al Concorso, quella maschile ha obiettato e non me la sono sentita di escludere nessuno.

Di questi tempi vi assicuro che non è facile spingere i ragazzi a scrivere: noi insegnanti dobbiamo gareggiare con la tecnologia e non sempre si riesce  a vincere.

Così ragazzi e ragazze hanno messo mano alle penne e credo abbiano delineato una realtà ormai comune a molte scuole d’Italia.

Qualcuno ha ripescato nei ricordi, nel quotidiano, per altri lo scrivere è stato un modo di denunciare le ingiustizie, per altri ancora uno sfogo, un buttare fuori le angosce legate a un vissuto pesante e impossibile da dimenticare.

Scrittura che consola e aiuta a crescere.

E’ il caso di Safaa, arrivata da noi cinque anni fa, le cui vicende personali continuano inesorabilmente a venire a galla, influenzando i rapporti, rendendole difficile, in certi momenti, il vivere quotidiano. Si potrebbe scrivere un libro.

La proposta di adesione al Concorso è stata fatta alla classe anche per aiutarla, indirettamente, a superare il nero che ha dentro. Il cammino è lungo e ci vorrà tempo.

Prof.ssa Maria Teresa Cravanzola, Istituto Comprensivo di Govone 

Si chiama … Beh, onestamente non lo so.

È da parecchio tempo ormai che la incontro di sfuggita in giro per il mio piccolo paese, ma ancora adesso non conosco il suo nome.

Per la verità, si può dire che io non le abbia mai neanche parlato, ma non sarebbe del tutto corretto.

È strano, questo testo dovrebbe parlare di donne straniere che mi hanno segnato, arricchito, cambiato in qualche modo.

E allora perché ho così tanta voglia di parlare di lei, una normalissima donna sui quarant’anni, di colore, che non conosco neanche?

 

DIEGO CAFFA