Quanto state per leggere è il risultato di un’attività svolta dagli alunni e dalle alunne della classe 3^ A di una scuola media di paese, la “N.Costa” di Priocca (CN).

I recenti fatti di Lampedusa, le “vittorie” di Rachid, appena laureatosi presso il Politecnico di Torino, conditi da molte letture fatte insieme in classe, hanno costituito il punto di partenza di un percorso che proseguirà nei prossimi mesi.

Quando ho proposto alla componente femminile della classe la partecipazione al Concorso, quella maschile ha obiettato e non me la sono sentita di escludere nessuno.

Di questi tempi vi assicuro che non è facile spingere i ragazzi a scrivere: noi insegnanti dobbiamo gareggiare con la tecnologia e non sempre si riesce  a vincere.

Così ragazzi e ragazze hanno messo mano alle penne e credo abbiano delineato una realtà ormai comune a molte scuole d’Italia.

Qualcuno ha ripescato nei ricordi, nel quotidiano, per altri lo scrivere è stato un modo di denunciare le ingiustizie, per altri ancora uno sfogo, un buttare fuori le angosce legate a un vissuto pesante e impossibile da dimenticare.

Scrittura che consola e aiuta a crescere.

E’ il caso di Safaa, arrivata da noi cinque anni fa, le cui vicende personali continuano inesorabilmente a venire a galla, influenzando i rapporti, rendendole difficile, in certi momenti, il vivere quotidiano. Si potrebbe scrivere un libro.

La proposta di adesione al Concorso è stata fatta alla classe anche per aiutarla, indirettamente, a superare il nero che ha dentro. Il cammino è lungo e ci vorrà tempo.

Prof.ssa Maria Teresa Cravanzola, Istituto Comprensivo di Govone 

Si chiama Karima ed è una ragazza di origine siriana.

È venuta nel nostro paese, in Italia, per fuggire dalla guerra.

Vuole assicurare a se stessa e ai suoi due figli una vita migliore.

Nel suo paese c’è la guerra che sta distruggendo tutto e ha già fatto moltissime vittime, tra cui suo marito.

Per questo Karima è scappata, non voleva vedere morire i suoi due figli, in un paese che non promette nessun futuro.

Adesso Karima è qui da sola, lavora dodici ore al giorno per uno stipendio basso, ma è l’unico modo per portare a casa il pane per i suoi figli (…)

Abita nel mio stesso palazzo, quindi la vediamo ogni giorno. Ogni volta che ci incontra ci saluta ed è molto gentile. Una  volta ci ha invitato a casa sua e ci ha offerto dei cibi davvero deliziosi. È una ragazza molto garbata, che sa come comportarsi. Lavora presso una fabbrica fuori città insieme a molti altri ragazzi stranieri. In questo momento la sto aiutando a cercare un lavoro più dignitoso per andare avanti.

Spero che trovi ciò per cui è venuta in Italia.

 

ARBIN ELEZI