I seguenti scritti sono stati creati durante uno specifico workshop, dedicato alla letteratura migrante in Italia, tenuto dal professor Giancarlo Sala della Scuola cantonale di Coira con le sue studentesse e i suoi studenti italofoni di 4a, 5a e 6a liceo. L’intenzione del docente è stata quella di avviare e approfondire un dialogo interculturale tra nazioni confinanti, sostanzialmente diverse, ma toccate entrambe da analoghi fenomeni di immigrazione, allo scopo di allargare gli orizzonti in un contesto internazionale e far apprezzare ai discenti lo sforzo di tante immigrate che scrivono in italiano per farsi capire e accettare nell’erto cammino verso l’integrazione.

I contributi sono nati in due momenti distinti: all’inizio del progetto si è cercato nell’ambito delle prime letture di rispondere alla domanda „Quando ti sei sentito straniera/-o?“, mentre nella fase finale si è chiesto ai giovani di esprimere la propria opinione personale acquisita durante gli approfondimenti e l’elaborazione dei materiali didattici in classe, riflettendo primariamente sul valore di tale letteratura ai fini dell’integrazione.

In conclusione al progetto il professor Sala pubblicherà un’antologia contenente i 15 racconti, particolarmente significativi ed emblematici, scelti per il laboratorio, arricchiti ognuno da un apparato didattico di schede culturali e operative, ormai sperimentate, ad uso di altre/-i insegnanti svizzeri e italiani che volessero affrontare l’appagante tematica sui banchi di scuola.

Prof. Giancarlo Sala, Coira, Svizzera 

In classe abbiamo letto alcuni racconti di scrittrici straniere, che hanno dovuto lasciare la propria famiglia, o il proprio paese d’origine per emigrare in Italia. Il racconto che mi ha colpito maggiormente è stato “Ricordi alla menta” di Veronica Orfalian. La scrittrice parla della nonna che dovette abbandonare l’Africa perché molto tempo addietro ci fu un colpo di stato, un fatto sconvolgente che sta spesso alla base di molte emigrazioni. Molti stranieri quando emigrano portano con sé oggetti a loro cari per avere sempre un ricordo del proprio paese. In questo caso Manik (donna scappata con i bambini dall’Africa) ha portato con sé una piantina di menta che all’inizio dovette trapiantare, esattamente come devono fare gli stranieri quando arrivano in un nuovo paese a cui si devono abituare. Quando finalmente la piantina di menta incominciò a crescere, Manik sentiva il profumo che gli ricordava l’Africa, così si sentiva in un’apparente normalità.

DAVIDE B.