Ringraziamo gli studenti del Liceo Massimo D’Azeglio di Torino e la professoressa Tiziana Cerrato che ci raccontano il primo incontro di Portici di Carta edizione 2016, ospitato al loro Liceo! Grazie anche per le bellissime foto
7 ottobre 2016, liceo classico D’Azeglio. Questa volta seduto dietro il solenne tavolo dell’aula magna non c’è un canuto filologo databile all’età classica. O meglio, non c’è proprio nessuno seduto dietro il tavolo, perché chi parla ci siede sopra. Andrea Marcolongo è qui per
presentare il suo libro da poco uscito, “La lingua geniale. 9 motivi per amare il greco”; il clima si fa subito familiare, è caduta la barriera che si frapponeva fra gli studenti che la ascoltano e lei. Lei, sì, perché Andrea, a dispetto di quanto lascerebbe credere il nome, è una giovane grecista, e delizia la platea con gli aneddoti dei fraintendimenti che questo nome le procura ogni giorno.
Si vede che è a suo agio tra gli studenti, e si sente; la presentazione prende le mosse dal libro e diventa subito dialogo a più voci sulla lingua greca, sulle esperienze ad essa legate che la accomunano al pubblico. Nemmeno manca l’autoironia, ad Andrea Marcolongo, quando rievoca i più imbarazzanti errori di traduzione in cui è a suo tempo incorsa; e gli studenti si animano, tutti ci sono passati almeno una volta, ognuno ha la sua da raccontare. Tale è il clima di complicità che emergono anche recriminazioni su test a sorpresa; i tumulti sono stroncati sul nascere dal pugno di ferro degli insegnanti presenti in sala. Ma non è solo questo, la presentazione; ben presto il dialogo si fa più serio. Si passa a
discutere del perché della scelta di studiare ancora le lingue classiche, del metodo da applicare, di che cosa queste trasmettano. Ed ecco venire di nuovo a galla l’esperienza personale dell’autrice, che “di molti uomini vide le terre e conobbe la mente” (Odissea, I, 3): spinta da una sete di conoscenza degna dell’eroe omerico, ha già fatto sue ben dieci città. L’ultima, Sarajevo, le ha anche dato modo di intraprendere lo studio dello slavo: un’altra circostanza in cui il bagaglio culturale ereditato dagli studi classici si è rivelato prezioso, come non manca di precisare. Nonostante lo charme di Andrea l’incontro non è però tutte rose e fiori: il pubblico più smaliziato avverte una vaga e indefinibile nostalgia. Perché è vero, un canuto filologo non condivide il sentire dei ragazzi, non dialoga da pari a pari con gli studenti, non intrattiene vivacemente il pubblico; però la presenza di contenuti concreti ha un fascino di per sé sufficiente. Tanto più se, in fin dei conti, il discorso ricalca alla lettera le riflessioni del libro. Ma alla giovane autrice, alla sua prima presentazione, va riconosciuto il merito di aver saputo intrattenere ininterrottamente per due ore una platea di ragazzi parlando di lingua greca: compito questo di certo non facile.
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