Il suo nome è Mark Allen Smith. Anzi no, il suo nome è Geiger, e il suo libro, la sua storia, il suo mestiere è “L’inquisitore”.

Eccoci tornate da un incontro affascinante ma allo stesso tempo scioccante, con lo scrittore Mark Allen Smith e il suo protagonista Geiger.

Geiger è un torturatore a contratto. Lui è freddo, distaccato e professionale. Ma ciò che lo rende intrigante è la sua spiccata capacità di studiare la psicologia umana per coglierne il buio, la paura e la sofferenza e da esse estorcere informazioni utili per i suoi committenti: politici, impresari, cittadini privati…Ma c’è solo una cosa che blocca il freddo agire del protagonista, il suo assoluto rifiuto di operare su bambini e ragazzi. Nello svilupparsi della sua storia è affiancato dalla sorella Lily, da un agente fallito e da un ragazzino che diventerà in seguito causa del cambiamento del protagonista. Filo conduttore della narrazione è anche il misterioso sogno di Geiger, che lo perseguita ogni notte e che neppure lo psicologo che affianca “l’inquisitore” è in grado di interpretare, perché non si immagina affatto la vera natura del suo paziente.

Le domande più interessanti postegli dall’intervistatore sono, a nostro parere, quelle che riguardano la psicologia del personaggio e la sua ideazione. Smith infatti ha raccontato che, nel periodo in cui lavorò come produttore televisivo, ebbe la fortuna (o la sfortuna) di venire a contatto per un paio di giorni con uno “bravo” della criminalità organizzata che è stato uno spunto per la creazione di un personaggio del suo romanzo. Per la “costruzione” di Geiger, testuali parole dello scrittore, si è posto una domanda fondamentale: “Che adulti diventano quei ragazzi/bambini che da piccoli hanno subito torture? Come queste hanno influito sui loro comportamenti e sulla loro crescita?” ; dalla risposta a questa domanda nasce il tormentato personaggio di Geiger, così come dalla nostra curiosità, ascoltando le appassionate parole di Mark, nasce una riflessione condivisa tra di noi. Ci siamo chieste come sia possibile, e quanto ingegno sia necessario, per dar vita a un personaggio così particolare e all’apparenza inquietante, che cela dietro la sua freddezza un profondo diverbio con se stesso. Più volte, infatti, ci siamo guardate straniate e ci siamo domandate l’un l’altra se ciò a cui stavamo assistendo fosse più affascinante o più angosciante.

Riusciremmo forse ad essere anche noi un po’ Geiger, un po’ “inquisitori”? Qual’è la vera forza dell’animo umano, qual’è il limite di ognuno di noi?

Carola Boschetto e Rachele De Cianni