Lunedì 14 maggio, nell’ultima giornata al Salone del Libro di Torino, abbiamo incontrato Guido Sgardoli, vincitore del trentasettesimo premio Andersen nella categoria +15, che ci ha presentato il suo libro “L’ isola del muto” (San Paolo). Il romanzo narra di una saga familiare, ambientata in un’isola scandinava. Il protagonista è Arne, un uomo che porta nel corpo e nell’anima i segni che gli ha lasciato la guerra. È ferito anche dalla società che, da quando è diventato sordo a causa dell’esplosione di una bomba, non lo considera nemmeno più una persona. Nella proposta di diventare il guardiano di un faro Arne vede la possibilità di ritrovare sé stesso e di riscattarsi dando vita ad una numerosa discendenza.
Anche l’autore, proprio come il protagonista del suo libro, apprezza il valore introspettivo del silenzio e ci svela che è la condizione necessaria alla sua ispirazione. “Nel silenzio ritrovo quelle domande che normalmente nella mia vita frenetica e piena di impegni non riesco a pormi, domande che spesso mi aiutano a scrivere e a guardarmi dentro. Spesso infatti ho bisogno di sedermi sotto gli alberi del giardino di casa mia, di ascoltare il fruscio del vento tra le foglie e lasciarmi trasportare. È così che mi sono creato una piccola “isola dello scrittore” dove posso dare sfogo alla mia immaginazione.”
Un altro filo conduttore di questo incontro è stata la famiglia i cui membri sono legati da tradizioni comuni e dal vincolo con l’isola da cui provengono. Infatti secondo l’autore i legami più importanti non sono quelli biologici, bensì quelli affettivi che si possono provare non solo per i propri parenti ma anche per la propria terra, per il luogo in cui ci sentiamo a casa.
“Oggi do molta importanza alla mia famiglia, anche se una volta non riconoscevo il suo vero valore; penso che renderla protagonista del libro con un capitolo dedicato ad ogni suo componente sia abbastanza originale. Inoltre è come se in ognuno dei personaggi ci fosse un piccolo pezzo di me. Soprattutto mi riconosco in quei membri del gruppo familiare che vogliono scappare dall’isola alla scoperta del mondo, ma poi ritornano a quella che è la loro vera casa e famiglia, perché sentono di appartenergli. Anche io provo la stessa sensazione con i libri. Quando scrivo o leggo un libro mi sento a casa.”
Lorenzo Rua – scuola media Caduti di Cefalonia
Emanuela Infante – tutor Fuorilegge – Liceo Germana Erba
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