Nell’ultimo mese sono stato più volte ospite del carcere di Secondigliano nell’ambito del progetto “Adotta uno scrittore”, voluto dal Salone del libro di Torino e Fondazione con il Sud; tre incontri con diverse classi attorno ai miei libri e alla lettura in generale.

Ci ero già stato anni fa, ma stavolta ho avuto più tempo a disposizione, più incontri con i detenuti in aula, insieme con l’insegnante (la brava Antonella Capasso), in una situazione più intima, personale, umana. Talmente intima e personale che sembrava di trovarsi in una terapia di gruppo, ci siamo detti scherzando ma non troppo. Talmente personale che per un po’ quasi ho dimenticato dove mi trovavo, dimenticato i lunghi corridoi pieni di sbarre alle finestre e porte blindate.

È stata un’esperienza formativa, per i detenuti, credo, ma anche e soprattutto per il sottoscritto, e non tanto per il senso di soffocamento che ti prende fra quei labirinti o per quello di libertà che ti assale dopo, quando esci e ti sembra di avere tutto il mondo per te. No, è stata un’esperienza importante perché mi ha confermato ciò che penso da sempre, che il confine fra bene e male, anzi fra giusto e sbagliato, fra legale e illegale, è molto labile (e qui a Napoli lo sappiamo bene), più sottile di quelle pareti che ci dividevano dalla vita normale, e basta un soffio di vento a spingerti da un lato o dall’altro.

No, in verità se hai una struttura solida a sostenerti, è più difficile sbagliare; se hai fondamenta e sei così fortunato da nascere nel posto giusto, se hai accanto punti di riferimento, modelli, esempi, o anche solo qualcuno che ti spinga ad aprire un libro, allora la scampi.

Con i ragazzi abbiamo parlato di libri, certo, di persone più che di personaggi, di vita, di scelte sbagliate, rimpianti e speranza, di come sia possibile cambiare la propria esistenza fino all’ultimo, e di quanto sia importante l’immaginazione, che è sì rifugio, ma anche e soprattutto fiamma che alimenta la curiosità. Perché spesso basta proprio la curiosità a salvare una vita.

Ma ti devono insegnare a coltivarla da bambino, altrimenti si fa dura. Io ho avuto la fortuna di nascere in una casa piena di libri, la fortuna di poter scegliere, curiosare, così da formarmi un’identità, un gusto, il mio gusto, che è ciò che più spinge alla ricerca della bellezza.

Dietro quelle porte blindate ho incontrato solo uomini meno fortunati, che la ricerca non l’hanno potuta compiere (se non oggi) perché nessuno gli ha spiegato mai che al brutto si può anteporre il bello, e che per scorgerlo però hai bisogno di uno sguardo curioso.

Nelle ore fra noi si è instaurata un’energia magica, si è accesa una scintilla, se è vero che qualcuno mi ha rivelato che da quando ha iniziato il percorso formativo, lo studio, la lettura, gli incontri, gli si è aperto un mondo, quello della conoscenza, che porta al libero pensiero.

Io non credo nel male, credo esistano condizioni nelle quali il male può nascere e propagarsi. Il compito che abbiamo noi tutti è evitare di favorire la crescita di queste condizioni sfavorevoli, perché se è vero che alcuni dei ragazzi che ho incontrato probabilmente un domani prenderanno strade diverse (lo spero) grazie alla scintilla appiccata oggi (a qualcuno che ogni giorno mostra loro una pagina aperta da riempire), è vero anche che questa fiamma potremmo cercare di diffonderla molto prima, dovremmo e potremmo recuperare tutti i bambini privi di punti di riferimento (e incapaci quindi di scorgere la differenza fra bello e brutto), mostrare loro una stanza accogliente e piena di libri e spingerli a spulciare, così da non fargli varcare inconsapevoli il piccolo confine.

Salvarli con una scintilla. E aspettare che si faccia fuoco che arde.

Lorenzo Marone

Lorenzo Marone è stato adottato dalla Casa Circondariale di Secondigliano- Istituto Tecnico Economico Statale Enrico Caruso L’articolo è stato pubblicato ieri su La Repubblica di Napoli
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