Giò ha questa caratteristica di fare discorsi astrusi in quasiasi situazione. Sputa sentenze di cui solo lui capisce il senso e che lasciano tutti di sasso. Ha una sua filosofia che butta fuori pezzo a pezzo. E io penso sempre che bisognerebbe scriverle, le sue frasi, perchè sono troppo belle e ridicole al tempo stesso. Vero anche che spesso io ci discuto per capire quel che vuol dire, ma lui insiste, come se dietro ci fosse un ragionamento e non fossero parole buttate lì a caso. E’ strano, mio fratello.

E’ così che Arturo, quattordici anni e una famiglia messa in ginocchio dalla crisi economica, ci descrive suo fratello Giovanni, che ha cinque anni e l’energia straripante dei bambini curiosi.

Zita Dazzi, giornalista della redazione milanese di Repubblica, imbastisce in Luce dei miei occhi una trama delicata ed emotiva su quella che è la triste situazione di tante, tantissime famiglie in Italia. Padre disoccupato, genitori che logorano i loro rapporti in un vortice senza uscita, urla nelle case, attenzione a ogni più piccolo spreco.

Arturo, il protagonista, ci racconta la crisi economica con gli occhi di un adolescente di periferia, un po’ imbranato con le ragazze e preso da quel rapporto di amore-odio che hanno tutti i fratelli maggiori nei confronti delle piccole pesti.

In viaggio verso la montagna, il piccolo Giovanni afferma di vedere “tutto grigio”. Dei due genitori è presente solo il padre, in quanto la madre deve lavorare, anche se Arturo non è uno stupido e capisce che il motivo della sua assenza è un altro. I due “uomini di casa” liquidano l’affermazione motivandola come stanchezza, ma il giorno dopo si verifica un nuovo episodio di cecità improvvisa, e questa volta, cadendo in un dirupo, Giovanni si rompe un braccio. Subito trasportato in ospedale in elicottero, anzi, a suo parere “con una missione spaziale”, il piccolo viene sottoposto ad accertamenti prima a Vercelli e poi a Milano, ma nessun medico riuscirà a capire la causa del buio che ormai si è annidato in modo permanente nei suoi occhi.

La famiglia intanto trascorre un altro periodo buio, fatto di andirivieni dall’ospedale, dalla progressiva perdita della speranza, dalla consapevolezza che comunque il mondo va avanti. L’unica cosa che distrae Arturo dalla camera d’ospedale piena di bimbi in pigiama è Sofia, la sua amica di sempre, capace di dispensare in ogni momento allegria gratuita e piccole perle di saggezza.

Uniti dal dolore comune, i genitori ricuciranno, un filo alla volta, il loro rapporto, e l’amore di amici e familiari faranno illuminare di nuovo gli occhi di un bimbo che la speranza non l’aveva mai persa.

Giulia Cibrario, Redazione FuoriLegge

Zita Dazzi, Luce dei Miei Occhi, Einaudi Ragazzi