logo_lingua_madrePer il quarto anno consecutivo torna la  collaborazione con il Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre con anticipazioni in esclusiva per il BookBlog: interviste ad alcune delle protagoniste e dei protagonisti che potremmo incontrare al Salone del Libro nel programma del Concorso Letterario Nazionale lingua Madre.

Alla luce dei recenti bombardamenti avvenuti in Siria, ma anche dei tanti altri conflitti accesi attualmente nel mondo, sembra più che mai urgente trovare strumenti internazionali per le vittime dell’atrocità della guerra, le cui maggiori conseguenze ricadono soprattutto su donne e bambine/i.
Ci può raccontare, dal suo punto di vista, quali sono le priorità e quali le reali emergenze di cui gli Stati dovrebbero occuparsi con misure e politiche adeguate?

La situazione in Siria è inaccettabile e con l’ultimo attacco, che sembra confermare l’utilizzo di armi chimiche, parlare di soluzioni politiche sembra persino riduttivo, servirebbero innanzitutto soluzioni umane. La politica che dimentica qualsiasi principio umano non troverà mai le soluzioni efficaci, siamo già oltre l’inferno, bisogna rimettere in discussione il nostro concetto di umanità, se ancora si è capaci di simili atrocità e di perpetuarle. Ogni sforzo deve essere fatto per garantire la pace in Siria e fermare questo genocidio, ma ci vuole una reale alleanza tra le potenze, basata sui diritti umani non solo sulla carta e  prima di tutto soccorrere la popolazione assediata  e garantire corridoi umanitari. La stessa Europa deve dare per prima l’esempio di unità e non di frammentazione. Non si può far fronte a situazioni di tale gravità come in Siria  attraverso alleanze deboli già al proprio interno, ciò vale anche per la lotta al terrorismo. Solo alleanze internazionali salde anche nei principi umani al proprio interno e non più alleate soltanto per la difesa dei confini o per interessi economici possono collaborare per costruire una pace credibile. Ma questo prima ancora che dalla politica dipende dall’uomo.

Si occupa da tempo di diritti delle “seconde generazioni” e di cittadinanza, ci vuol spiegare innanzitutto che cosa si intende per “seconde generazioni”? Dal punto di vista legislativo, a che punto è l’Italia con il riconoscimento della cittadinanza per chi nasce da genitori di origine straniera e vive in Italia?

Per seconde generazioni si intendono giovani di origine straniera nati e cresciuti in generale in Paesi diversi dalle origini dei genitori. Per quanto mi riguarda preferisco utilizzare il termine figli d’immigrati perché seconde generazioni,  a parte la definizione sociologica e l’utilizzo che ne facciamo anche noi stessi di origine straniera per renderci riconoscibili, fa riferimento  ad una perpetuazione della condizione di stranieri, quando invece, si sta parlando di persone che non hanno compiuto alcun processo diretto di migrazione. Si è pertanto stranieri da un punto di vista giuridico, ma non di fatto. Si parla infatti per la maggior parte di bambini e ragazzi che sono madrelingua italiani e che crescono nelle scuole italiane, ma che non hanno la cittadinanza italiana. Ancora non si riesce a superare la legge sulla cittadinanza (Legge 5 febbraio 1992 n. 91). Da oltre 10 anni con la Rete G2 – Seconde Generazioni abbiamo chiesto e ci siamo spesi in prima persona per la una nuova normativa. Abbiamo creato noi il dibattito pubblico incontrando diverse volte l’allora Presidente Napolitano che ci sostenne con forza e tante altre Istituzioni. Abbiamo poi promosso una legge di iniziativa popolare con tantissime associazioni riunite nella campagna L’Italia sono anch’io. Nell’ottobre del 2015 finalmente viene approvata una proposta di riforma della cittadinanza pensata per i minori. Ho lavorato personalmente con la Rete G2  e con Save the Children ad alcuni emendamenti e siamo stati in grado di fornire preziosi contributi al testo. Eppure da quel giorno tutto si è fermato, con una proposta ferma in Senato ed una legislatura che va a concludersi. E’ surreale che in dieci anni si arrivi sempre più vicino al traguardo e poi si torni indietro o ci si fermi. La politica italiana, prima ancora degli italiani non si rende conto che puntare sull’integrazione reale delle seconde generazioni è un aspetto chiave per il futuro di questo Paese. Un Pese che non fa figli e che viene compensato proprio dalle nascite di bambini figli d’immigrati. Non voglio credere che il mio Paese voglia regalare loro un destino di serie b.

Nei racconti delle giovani autrici del Concorso Lingua Madre, soprattutto di coloro che ancora frequentano la scuola, sono spesso denunciate discriminazioni per motivi etnico-razziali. Quali sono secondo lei gli stereotipi e i luoghi comuni più diffusi in Italia? Quali strumenti dovrebbero adottare gli istituti per arginare questi fenomeni?

Le discriminazioni esistono e certamente riguardano le minoranze etniche e linguistiche, si manifestano anche a scuola ed insieme al bullismo vanno contrastati attraverso l’educazione e la cultura. Si assiste spesso al fenomeno, amplificato anche dai social e si parla di Hate Speech. Certamente iniziative di sensibilizzazione e laboratori all’interno delle scuole sarebbero utili. Tutto parte dal linguaggio, le parole possono uccidere e condizionano i comportamenti. Conoscerne l’impatto e approfondire le cause che portano alla discriminazione è il primo passo per contrastarla. I media possono contribuire molto nel cercare di utilizzare linguaggi idonei e non discriminanti.

Lei collabora con Save the Children. Ci racconta come si articola il suo impegno? Sta seguendo un progetto specifico?

A Save the Children mi occupo di promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, nello specifico di campagne di sensibilizzazione su tematiche quali le migrazioni e  povertà. Svolgo attività di lobby e monitoraggio rispetto ad alcuni testi di legge attualmente  in Parlamento e organizzo eventi di sensibilizzazione. Ho ad esempio contribuito personalmente alla recente approvazione della legge che disciplina l’accoglienza e la protezione dei minori non accompagnati. Seguo inoltre con particolare attenzione la proposta di riforma della legge sulla cittadinanza.

Nel 2016 ha partecipato al Concorso Lingua Madre con il racconto “Qui Europa” (in Lingua Madre Duemilasedici – SEB27). Che cosa l’ha spinta a inviare un suo scritto? Voleva veicolare un messaggio preciso? Che cosa rappresenta per lei la scrittura?

Quando ho scritto Qui Europa semplicemente avevo una storia che non era ancora stata raccontata, mi incuriosiva l’idea di affrontare il fenomeno delle seconde generazioni attraverso una relazione tra due persone diversamente straniere e unite nell’essere entrambe europee. Il protagonista Isaac, “straniero” solo per un richiamo alle proprie origini, nato e cresciuto in Italia;  Lieke, sua compagna, una giovane donna olandese in Italia per studio e poi per lavoro. Volevo mostrare come l’Italia sia già molto più globalizzata di quel che si creda e che nella vita reale e quotidiana, soprattutto tra giovani o giovani adulti, si ragiona da europei.

Spesso le discriminazioni, i pregiudizi o le preoccupazioni sono altrove, anche nelle famiglie, come nel caso dei due protagonisti del mio racconto. Dico sempre quando qualcuno mi chiede se mi senta straniera: “Sono gli altri a farti sentire straniero, molto prima che tu te ne accorga”.

La letteratura è uno strumento fondamentale per attuare cambiamenti sociali, ha un linguaggio che non parla solo alla testa, tocca altre corde ed è capace di veicolare messaggi molto potenti. Scrivere è un lavoro lungo fatto di letture e pazienza ed è sempre prima di tutto un lavoro interiore.

Grazie per aver risposto alle nostre domande e arrivederci al XXX Salone del Libro di Torino, dove sarà ospite nell’ambito del programma di incontri del Concorso Lingua Madre, in dialogo con Daniela Finocchi e le autrici!