Pende dal soffitto un lampadario che sembra occupare gran parte della stanza, ovunque si guardi le pareti sono riccamente decorate, eppure i nostri occhi sono puntati su ben altro: davanti a noi, al Circolo dei Lettori, oggi sabato 20 maggio, c’è Luciano Canfora. Un nome che spesso ritroviamo sui nostri libri di scuola e che non si può non citare studiando materie quali greco o latino.
Introdotto da Luigi Bonanate, docente di Relazioni internazionali presso l’Università di Torino e dall’editore Vito Lacirignola, Canfora ha parlato della seconda edizione di Pensare la Rivoluzione Russa.
Il filologo e storico, secondo Bonanate, in questo suo saggio si è mostrato come un pensatore dal taglio più internazionale, le cui parole sono facilmente condivisibili. In Pensare la Rivoluzione Russa, Canfora si concentra ad analizzare in particolar modo la figura di Lenin e il suo cosiddetto Testamento.
In realtà testamento, secondo lo studioso, non è la parola più corretta per questo scritto, dal momento che si tratta di una vera e propria lettera. Una lettera indirizzata al Congresso che Lenin dettò, tra il 1922-1923, alla moglie e che volle che fosse presentata allo stesso Congresso solo post mortem. All’epoca Lenin si trovava alla fine dei suoi giorni, nella casa di cura di Gorky, ma data la profonda spaccatura che si era creata all’interno del Partito Comunista Russo fra alcuni dei personaggi più influenti, decise di usare le sue ultime forze per dire la sua.
Lenin suggeriva nel suddetto scritto, per l’appunto, di rimuovere Stalin dalla carica di segretario generale del partito. Ma chi nominare al suo posto?
A differenza di quanto si potrebbe pensare, Lenin non aveva alcuna presunzione di poter scegliere il nuovo segretario generale, ma si limitò semplicemente a delineare dei ritratti chiaro-scuri di vari personaggi politici all’epoca maggiormente in vista.
Tra questi, colui che secondo Lenin avrebbe potuto dimostrarsi il più capace, nonostante il suo atteggiamento fin troppo burocratico e la sua eccessiva fiducia in se stesso, è Lev Trotsky.
Trotsky entrò sulla scena politica nel 1917 come bolscevico e fu per gran parte della sua carriera politica esplicitamente contro Lenin, poiché riteneva che le sue proposte e le sue idee di tendenza giacobina non fossero una risposta ai problemi della Russia.
Nonostante la lettera di Lenin, che inizialmente non fu resa pubblica, alla sua morte fu Stalin ad assumere progressivamente il potere supremo in Unione Sovietica, adottando la politica di costruzione del “socialismo in un solo Paese”. La stessa linea politica che Canfora sostiene, riprendendo l’idea del polacco Isaac Deutscher nel saggio La Russia dopo Stalin, che avrebbe preso lo stesso Lenin se fosse rimasto in vita abbastanza a lungo.
Lo ammettiamo solo adesso, dopo questo breve resoconto: quando abbiamo saputo che avremmo avuto l’occasione d’incontrare Luciano Canfora eravamo entusiaste e forse anche un po’ febbricitanti, ma dopo aver letto il tema dell’incontro all’entusiasmo si è sostituito progressivamente un leggero timore. Invece, una volta uscite dal Circolo dei Lettori, con noi avevamo solamente un bagaglio culturale un po’ più pesante e una grande consapevolezza, quella di aver avuto una grande fortuna.
Liceo Classico e Musicale “Cavour”
Cristina Ganz e Federica Antonioli