“La storia è sempre contemporanea. ”
Queste parole di Benedetto Croce riassumono perfettamente il cuore della lezione sui classici tenuta da Luciano Canfora venerdì 10 maggio al Salone. Infatti, come ribadisce lo studioso, l’uomo tende a vivere il passato applicandolo al proprio presente e a utilizzare gli antichi come sostegno alla propria azione politica. Il difficile è proprio affrontare il mondo antico con mente storica e non con un atteggiamento “esclamativo”. Questo vuol dire non ideologizzare il passato al contrario di come è stato più volte compiuto dai totalitarismi del Novecento. Fascismo e nazismo hanno infatti legittimato il proprio progetto politico creando una continuità forzata rispettivamente con la Roma di Romolo e le antiche popolazioni Germaniche.
In questo processo i libri fanno da protagonisti. Esempio lampante la Germania di Tacito, assunta dai nazisti come testo capitale dell’eredità degli antichi antenati in modo da sostenere la purezza della razza germanica. Il fascismo invece ha teorizzato il mito della razza italiana, che parte da Romolo, fondatore della stirpe, fino ad arrivare a Mussolini, considerato il suo erede legittimo. Interpretazioni forzate, queste, totalmente prive di quell’approccio critico imprescindibile quando si parla di storia. Perciò è così difficile accostarsi al mondo antico e trovarne l’autentica verità.
Questo percorso è fondamentale per esercitare consapevolmente il proprio arbitrio nel momento in cui siamo costretti a scegliere. Egoismo o altruismo, vero o falso, giusto o ingiusto: queste polarità spesso caratterizzano la vita dell’uomo. Il nostro dovere è prendere una posizione rispetto a due poli contrapposti, e per questo continua ad avere senso studiare i classici.
Margherita Baldazzi, Emilia Ciatti, Maria Guandalini, Antonia Romagnoli e Sophia Temgoua
Liceo Ariosto di Ferrara
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