In occasione della ripubblicazione del volume Tutte le opere di Machiavelli da Salerno Editrice, dopo la prima versione del 1971 della Sansoni Editore, il Salone presenta l’evento “Politica, l’arte dei pazzi.” Questa volta la raccolta è ricca di approfondimenti e comprende la prefazione di Michele Ciliberti, che definisce Machiavelli “un grande pensatore della crisi italiana” e il Principe “qualcosa di razionale”. Di sicuro la nuova edizione mette in risalto il lessico dell’autore, sempre puntiglioso, esaustivo e capace sia di stabilire un rapporto con il lettore, sia di evidenziare la virtù, uno dei temi principali dell’opera. La filosofia dello scrittore richiama il concetto di “verità effettuale”, ossia un tipo di sincerità che racchiuda dovere e impulso di trasformazione. La politica, infatti, è una “violenza ordinatrice, costitutiva”, più o meno riducibile alla scienza. Si suddivide in vari fattori: conflitto, aristotelismo, “dover essere” e padronanza del reale, che comporta “la conoscenza delle regolarità del divenire storico.” Nietzsche, citato da Massimo Cacciari, afferma che Machiavelli possiede la chiave dell’Antichità. La sua visione politica è riconducibile al rigore, alla “passione”: solo un principe “captivus” si serve degli impulsi per raggiungere uno scopo. Cosa è necessario, quindi, a un politico? Machiavelli insegna che uno Stato non si crea a piacere, in quanto usufruisce di una propria logica: la ragione di Stato. Non solo. Campanella, aggiunge Cacciari, sostiene che senno, forza e amore siano elementi indispensabili per governare. Non a caso la divergenza tra sapere e potere è riconducibile al contrasto tra la conquista e la durata della supremazia.

Dopo la caduta della Repubblica nel 1512, Machiavelli era senza dubbio considerato uno sconfitto, emarginato dalle cariche alte che fino a quel momento ricopriva. La caratteristica principale dei suoi testi, però, è la crudezza con cui tratta la realtà, incarnando la “perfezione del politico”. Grazie agli interventi di Enrico Rossi e Armando Torno, si è potuto “strumentalizzare” la casistica del Machiavelli repubblicano e riassumere le idee di un genio, seppur “pazzo”.

Francesca Bandiera e Irene Bombonato