In onore del centenario della nascita di Gianni Rodari, il Salone del Libro di Torino ha organizzato una lezione per trattare il binomio fantastico che lega il poeta alla sua città natale, Omegna.
Ma come nasce questo legame indivisibile? “Da ogni punto della parola Omegna partono, per me, fili che si allungano in ogni direzione”.
Sono queste le parole che Rodari utilizza per spiegare il rapporto con la sua terra, rafforzatosi in modo speciale quando in terza elementare una delle sue prime poesie venne pubblicata sul giornalino della scuola, momento che segnò per lui il raggiungimento di massimo successo agli esordi della sua carriera.
Nonostante il suo successivo allontanamento da Omegna in età adulta, le esperienze vissute dal piccolo Rodari lo hanno ricondotto lì tutte le estati a gustare le bellezze e i sapori della sua infanzia. Le passeggiate lungo il canale Nigoglia, le nuotate nel lago, la casa natale in cui si nascondeva a leggere tra le casse del forno del padre, la Vecchia Biblioteca successivamente a lui intitolata e da lui inaugurata nel 1972, i Giardini della Torta in Cielo in cui oggi si trovano installazioni d’arte ispirate alle sue storie, sono solo alcuni dei luoghi simbolo della città e della sua fantasia che hanno ispirato le sue storie.
Rodari, poeta, scrittore, giornalista, pedagogista e partigiano italiano, specializzato in letteratura per l’infanzia, è uno dei maggiori interpreti del tema ”fantastico”, nonché, grazie alla sua opera principale Grammatica della fantasia, uno tra i massimi teorici dell’arte di inventare storie giocando.
Nel suo processo creativo è infatti fondamentale il tema del gioco, la cui fantasia sconfigge l’eccessiva seriosità di chi crede che tutto ciò che ci circonda vada sempre peggio. Il ruolo dell’adulto nel processo di formazione del bambino è quello di crescere con lui tramite l’immaginazione e di osservarlo dalla Terra, con occhi pieni di speranza, diventare un astronauta alla ricerca di nuove terre.
L’autore nei suoi libri racconta delle sue emozioni e avventure di bambino utilizzando proprio i giocattoli come espediente di unione tra realtà e fantasia. Un esempio è la storia raccontata ne La Freccia azzurra in cui ad ogni fermata del treno protagonista, scende un giocattolo personificato per andare in dono a un bambino povero.
Essenziali sono la scuola e la letteratura che girano attorno al grande pilastro della parola. Questa, per quanto apparentemente minima, è di estrema importanza per il suo suono democratico: viene utilizzata “non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.
E’ consuetudine di Rodari non conferire un finale alla storia così da stimolare ancora una volta la fantasia del lettore per trovarne uno proprio. Questo ci offre uno spunto di riflessione circa la difficile situazione che stiamo vivendo: “non bisogna mai farsi spaventare dalla parola fine”. C’è sempre un altrove, un futuro da costruire.
Chiara Flori, Eleonora Oliviero, Gilda Zara – Liceo Ariosto, Ferrara
Irina Aguiari, Beatrice Cestari – Supertutor
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