Le persone che non si muovono non sentono il peso delle catene”. Con questa citazione, della politica polacca Rosa Luxemburg, ha esordito Malalai Joya la sera del 21 Marzo in occasione della conferenza che si è tenuta presso l’Auditorium della Regione a Pordenone, conduttore il giornalista Giuliano Battiston.

All’attivista afghana è stato consegnato un riconoscimento dalla Presidente della commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna, Annamaria Poggioli, per l’impegno profuso per le donne del suo Paese e del mondo.

Dal dibattito, ricco di spunti, sono emersi alcuni temi particolari: il rapporto tra pace e giustizia, l’istruzione in Afghanistan e l’immigrazione.

Secondo Malalai la pace non ha senso in mancanza della giustizia, per questo è scettica a riguardo alla proposta formulata dal presidente Ashraf Ghani, pronto a concedere ai Talebani legittimità politica e immunità al fine di chiudere il conflitto afghano. “Una pace così è più pericolosa della guerra” ha spiegato la scrittrice.

Il livello d’istruzione in Afghanistan è superficiale e insufficiente. Le scuole sono gestite dai “signori della guerra” che controllano il comportamento degli studenti e gli argomenti trattati.

I giovani, tuttavia, hanno voglia di imparare e questo è sicuramente incoraggiante.

L’attivista ha ribadito che l’istruzione è un’importantissima arma sociale, aggiungendo “Vorrei che l’Afghanistan fosse bombardato di scuole, non da esplosivi”.

L’ultima questione trattata è stata quella degli immigrati afghani in Italia. In seguito allo stanziamento di fondi da parte della comunità europea in Afghanistan, gli immigrati senza permesso di asilo potrebbero essere rimpatriati. Malalai crede che i governi occidentali siano responsabili della migrazione e quindi il minimo che possono fare è accogliere i migranti e aiutarli.

“Non ho paura di morire, ho paura del silenzio”. Così ha concluso la scrittrice, temuta e minacciata dai Talebani.

Alessandro Pagotto, Ines Rrokaj, Liceo M.Grigoletti