Antonio Pascale durante questa edizione di Pordenonelegge 2014 ha trattato il tema della felicità. Secondo l’autore la felicità è come l’amore. La si capisce man mano che si cresce. Riporta ,in seguito, alcune delle sue esperienze che lo hanno aiutato a maturare il suo concetto di felicità.
La prima a tredici anni: era in terza media in un istituto di salesiani e, come ogni adolescente in piena pubertà, ha dovuto iniziare ad avere a che fare con la sfera sessuale. Iniziò quindi ad associare questi momenti di piacere alla felicità fino a quando non venne ripreso da uno dei salesiani che lo confuse con una frase semplice ma forte: ” Una vita passata all’inferno non vale un minuto di piacere”.
Durante lo stesso anno si ruppe il braccio e dovette, in seguito a una operazione, restare in ospedale per alcuni giorni. Dopo aver passato un’ intera giornata piangendo, si addormentò con le lacrime agli occhi. Al risveglio, con sua grande sorpresa, scoprì che sarebbe tornato a casa la sera stessa poiché il padre si era preso la responsabilità. Nonostante la strada per Caserta fosse in pessime condizioni, agli occhi dell’autore apparve come la più bella. Fu questo che lo portò alla seguente conclusione: ” La felicità è la capacità di trasformare la bruttezza in bellezza”.
Pascale, inoltre, afferma che l’essere umano non sempre riesce a raggiungere la felicità in quanto condizionato dal pensiero della morte. Il consiglio che egli dà è quello di ribellarsi alla morte, non pensando al futuro, ma alle piccoli soddisfazioni che la vita ci regala giorno dopo giorno.
“La felicità nei confronti degli altri è un gesto egoista o altruista?”
Dopo alcune brevi riflessioni l’autore conclude dicendo che questo atto è inizialmente altruista ma finalizzato all’egoismo, ovvero l’uomo spera sempre di ottenere qualcosa in cambio che lo renda a sua volta felice.
Alina Andries, Gorgia Mascarin
Liceo “M. Grigoletti”, Pordenone
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