Sembra che il progetto di Torino sia per me l’occasione di frequentare una stagione: questo secondo sabato mattina, infatti, la neve cade e imbianca la città. Arrivata in classe, Martina, una studentessa della 3L, mi racconta di aver provato a fare quella “divinazione” poetica che avevo consigliato durante l’incontro precedente e che consiste nell’aprire un libro di poesie a caso e leggere il testo che ci capita sulla pagina come una sorta di oracolo, di lettura del presente – un gioco che da sempre mi diverte e che può essere un modo di leggere, una tecnica di ricezione. Martina aveva aperto il mio libro e il testo sui cui le era caduto lo sguardo iniziava con “Un giorno di neve è il colore dell’eccesso”. A Martina viene un po’ da ridere e mi fa sorridere. Poi iniziano le due ore del nostro percorso dentro la poesia e stavolta ho voglia di andare a guardare tra le parole dei ragazzi, nel loro bagaglio di armonia e significazione. Chiedo cinque parole a testa, di qualsiasi tipo: parole che piacciono, parole a cui si è legati per affetto o odio, parole anche inventate, parole prese da un idioletto, italiane, straniere, dialettali, tutto va bene. Un ragazzo mi chiede se può scegliere una parola che “sembra una parolaccia, ma in realtà non lo è”. Gli dico che può scegliere anche una parolaccia, se necessario. Cerchiamo di uscire dai dettami del registro della scuola, per oggi. Anche Eva, la professoressa, sceglie le sue cinque parole. Subito dopo ne parliamo, alcuni spiegano le scelte, le omissioni, le indecisioni; ragioniamo sul suono e sul significato, sulle analogie.
Leggo un testo dal libro Gli eroi sono gli eroi (“Ho piccoli gusti”) e un testo da La gnosi delle fanfole di Fosco Maraini, entrambi testi che si sviluppano intorno alle parole, alla lingua stessa. Nella seconda ora gli studenti della 3L provano a usare le parole che hanno scelto; hanno scritto in piccoli gruppetti o individualmente e poi leggono le loro produzioni. In ogni testo avviene in un momento la congiunzione tra la pregnanza della parola, la suggestione del suono e la sensazione suggerita e su quel punctum ci soffermiamo, proponendo intuizioni ed elucubrazioni.
Mi aspettavo di incontrare molte resistenze quel giorno, invece ho trovato una buona disposizione e piacere del gioco. Un modo per attivare il cervello, una sorta di dissodamento del linguaggio.
Mariagiorgia Ulbar
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