La nota scrittrice statunitense Marilynne Robinson, recentemente premiata dal National Humanities Medal, premio che le è stato conferito da Obama in persona, è stata accolta al Salone Internazionale del Libro di Torino per la cerimonia del Premio Mondello. Il riconoscimento le è stato assegnato dal giudice monocratico, Michela Murgia, già vincitrice del premio nel 2010; dal 2012, infatti, il Premio non viene consegnato da una giuria, ma da un unico giudice, che ha completa libertà di scelta nella decisione dell’assegnazione.

La trilogia della Robinson, Gilead, Home e Lyla, ha come scopo quello di raccontare un passato ormai scomparso dalla memoria del Mid West americano: il passato della schiavitù e di quegli uomini di chiesa, come il pastore John Ames, che sono riusciti a creare una cultura contro lo schiavismo. La letteratura diventa quindi un mezzo per rimediare alla mancanza di memoria del passato, perché, come ci ricorda la Robinson citando William Faulkner:

“il passato non è finito, il passato non è nemmeno passato”

Non dimenticare il passato, è il primo passo per poter affrontare i problemi odierni: i flussi migratori fanno parte della lunga storia dell’umanità, respingerli significa creare povertà e rancore, procurando un circolo vizioso che non avrà mai fine, e i nostri figli non si potranno permettere di vivere in un mondo del genere.

La trilogia è nata dopo un silenzio della scrittrice lungo ventiquattro anni: dopo Housekeeping (1980) non ha scritto narrativa fino a quando, aspettando i figli in un hotel sotto il periodo Natalizio, le è apparso, come in una visione, il reverendo Ames che scriveva al figlio la lunga lettera che conduce il filo narrativo dei libri.

Parlando di Obama, che si è dichiarato un grande ammiratore al punto di andare a casa sua per conferirle il premio e complimentarsi con lei, ci ricorda che la politica è parte essenziale della nostra vita: non importa quanto siano lunghe le campagne elettorali, non ci dovrebbe essere nulla di meglio da fare nella nostra vita della democrazia.

Vittoria Hary e Chiara Tarulli

Liceo classico Vittorio Alfieri di Torino