Mauro Covacich è uno scrittore triestino ed è nostro gradito ospite nell’ambito dell’iniziativa “Adotta uno scrittore” (Salone del Libro 2014). Ci spiega, prima di tutto, perché ha deciso di scrivere. Lui, una persona pragmatica e con un atteggiamento “doveroso” nei confronti della lettura durante gli anni del liceo, ci racconta che leggendo Il castello di Kafka, il libro che ha scelto di presentarci, ha pensato che “la voce dentro il libro” fosse rivolta a lui, si è sentito direttamente coinvolto. Aggiunge che “ora la letteratura mi serve; è grazie a questo libro se ora sono così, se ora sono scrittore”. Di che cosa parla questa voce dentro il libro? Un agrimensore, il misterioso K., viene chiamato al castello da un conte; K. accetta l’incarico e inizia la propria ricerca; si ferma in diverse località, ma non sempre viene accettato. Lui è lo straniero: si trova in un mondo che è apparentemente il suo, ma non riesce a comprenderlo. Gli altri personaggi sono diffidenti: secondo Covacich, si è diffidenti verso gli altri, gli “stranieri”, perché non sappiamo chi siamo noi. Sono gli altri a dirci chi siamo, proprio come quando si nasce, e sappiamo chi siamo in base a quello che facciamo. I ragazzi della II B, la classe che ha aderito all’iniziativa, hanno ascoltato con attenzione e hanno rivolto a Covacich alcune domande; gli hanno chiesto se la passione per la scrittura fosse nata prima o dopo aver letto questo libro. “E’ nata contemporaneamente con la lettura del libro”, ha riposto l’ospite. Ha poi aggiunto che per lui la scrittura è “tentativo per risolvere problemi”. Incluso quello, molto attuale, dell’identità – e dei diritti – di ciascuno di noi.
Questo è soltanto il primo di tre appuntamenti con Covacich: la prossima volta discuteremo con lui del suo romanzo A perdifiato … E infine gli presenteremo alcuni racconti di Alice Munro, la scrittrice alla quale è stato attribuito l’ultimo Nobel per la letteratura.
Carlotta Pairotti, classe 1 D
(cronista di SPIN, il giornale di istituto).
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