22 Marzo 2016

Se, come ha scritto Michela Murgia in un articolo comparso nel 2014 su Il corriere della sera, non esiste altro “apprendimento che non sia quello che si genera dentro una relazione”, allora il primo, tanto atteso e ormai quasi insperato, incontro del 22 marzo con la scrittrice è stato un vero incubatore di apprendimenti e un propulsore di energie creative per gli studenti della 4^A Amministrazione, finanza e marketing (nome con cui una delle ultime riforme della scuola ha ribattezzato la storica Ragioneria), grazie all’empatia che fin da subito ha agganciato la singolare maestra con la sua classe di diciannove attentissimi allievi più due, non meno coinvolte, ma più attempate docenti, che per una volta si sono trovate dall’altra parte della cattedra ad ascoltare il dipanarsi degli eventi che hanno costellato la vita di Michela Murgia fino alla scoperta della vocazione di scrittrice, quasi che le sue labbra avessero il magico potere di trasformare quei casi stessi dell’esistenza in romanzo. Ne è nato un flusso vivissimo di relazioni dalla scrittrice ai ragazzi e da loro di nuovo a lei, in cui si è parlato di qualcuno nato al mare ma che ama la montagna, di libri all’indice e di libertà d’insegnamento, di chi esige che il lavoro sia ben fatto e chi si accontenta delle scappatoie, di portieri di notte e di giochi di ruolo, di chi crede nel caso e chi nel destino, di  appassionati di J. K. Rowling e di altri che invece si addormentano davanti al televisore mentre scorrono le immagini di Harry Potter e il calice di fuoco, di come le storie sono state già tutte narrate e di quale margine ha uno scrittore oggi per reinventarle, di cosa significhi accabadora in dialetto sardo e di quali impensabili sfumature semantiche assuma questa parola nelle lingue del Sud America…e di tante altre cose ancora.

Tiziana Roberto, docente della classe che ha adottato Michela Murgia 

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