Se OZOBOT vi sembra una parola aliena, non siete lontani dalla verità; perché a portare questo nome sono dei minuscoli robottini che agli amanti di Star Wars ricorderanno a prima vista il simpatico R2-D2. Carini, luminosi, simili a delle piccole navi spaziali, sono persino teneri mentre si muovono con le loro rotelle sulle mappe preparate dai programmatori.

Gli Ozobot hanno al di sotto, sulla ”pancia”, un sistema di sensori che consente loro di distinguere tutti i colori e, se vengono programmati adeguatamente, sono in grado di seguire dei percorsi composti da strisce combinate in vari modi a seconda dell’indicazione che si vuole dare al robottino: ad esempio, rosso – verde – blu significa “vai piano”, mentre verde – nero – rosso gli impone di andare a sinistra. Ci sono anche le “azioni speciali”, come il tornado, lo zigzag o l’inversione a U.

 

Le loro abilità non sono limitate a questo: un Ozobot è anche capace di fermarsi, basta che percepisca un ostacolo davanti a sé.

A presentare questi piccoli robot ai bambini e alle loro famiglie in aula 2030 è stato stamattina Flavio Renga che, dopo aver spiegato come funzionassero, li ha consegnati ai partecipanti insieme a mappe e pennarelli, affinché completassero, colorandoli, dei percorsi da far compiere agli Ozobot nel modo che preferivano. L’attività, seppur elementare, è stata pensata anche per insegnanti e dirigenti scolastici, poiché fa parte del progetto Riconnessioni, volto ad innovare i metodi della didattica con l’aiuto del digitale.

Un’esperienza semplice e divertente che ha permesso ai bambini di divertirsi e passare un sabato mattina alternativo e allo stesso tempo di imparare qualche nozione base di robotica.

Giacomo Bosco, Silvia Bracco