La nostra è una realtà politica, sociale ed economica sempre più complessa e di difficile comprensione. Luca Frontini, Sara Piersantelli e Martina Carletti hanno tentato di chiarirla nel loro libro intitolato “Moneta e Impero. Benessere, sovranità e democrazia: come e perchè li stiamo perdendo”. Esso si apre con la prefazione scritta da Martina, all’interno della quale dedica ampio spazio alla definizione dell’attuale globalizzazione: questa viene descritta come una forma di neoliberismo, una corrente di pensiero politico ed economico che identifica nella società moderna una sostanziale subordinazione dello stato nel controllo delle spese al mercato. Da ciò deriva la solitudine percepita dai cittadini conseguente ad un minore controllo statale e ad una concorrenza sempre maggiore. Come risposta è di recente nata l’avanguardia del sovranismo, che si propone di riportare la Costituzione in cima a tutto, e con essa conferire nuovamente allo stato la propria posizione di potere. I tre scrittori affermano anche l’erroneità del luogo comune che ritiene la nostra la prima globalizzazione mondiale, citandone altre due precedenti: una prima può essere distinta a partire dal 1600 fino al 1914, e una seconda negli anni della Seconda Guerra Mondiale. E proprio a quest’ultima Frontini si dedica per distinguere le principali differenze con la nostra attuale condizione. Fondamentale è il cambiamento del significato di lavoro: in precedenza era un diritto per ogni lavoratore, attualmente è definito semplice merce. Di rilievo è la svalutazione della produttività, che ora non è più ricompensata con adeguati salari. Segue, infine, la postfazione, curata da Sara Piersantelli, che tratta delle modifiche apportate all’apparato scolastico e al ruolo del docente. Sono descritte, a tal proposito, le principali riforme messe in atto a partire dagli anni ’90. La prima ad essere citata è quella del ’92, che espropria i docenti del proprio status specifico, anche definito ruolo. Con essa il concetto di scuola subisce una forte modifica: passa da istituzione (con il fine di formare un cittadino completo) a servizio.  In virtù di ciò inizia ad essere richiesto un pagamento per poter usufruire a tale servizio. Si giunge quindi negli anni 2000 alla parità scolastica, che permette anche agli enti privati di insegnare, e che causa una perdita di fondi a svantaggio delle istituzioni pubbliche. Chiude la postfazione un’ultima riforma del 2014, nominata Riforma dell’Apprendistato, che prevede il pagamento dell’attività di formazione ridotto ad un terzo di quella di produzione. Di conseguenza i lavoratori si dedicheranno maggiormente a quest’ultima.

Lorenzo Bonasia e Alessandra Bosia, Liceo Alfieri