L’ultimo incontro dei quarti di finale è dei dimenticati, bistrattati, mai capiti. Quando ormai i grandi si sono già scontrati e i fortunati preparano la valigia per le semifinali, il terreno di scontro viene lasciato ai più sconosciuti, ma non meno significativi. Non c’ è, dunque, niente da perdere. Vediamo come sono andati i protagonisti:

 

Davide Ferraris 7,5 Il libraio della Therese è l’arbitro d’eccezione dell’incontro! Il primo che non si incarta nelle questioni del regolamento. Almeno nella parte iniziale. Si vede che ha studiato bene il suo ruolo. Frizzante ed energico illustra sapientemente le regole e catapulta i tifosi dentro il gioco. L’unico dubbio… Siamo sicuri che i rigori siano stati regolari? Come primo tiro in porta, al posto di una citazione, un video per schieramento. Ma lascia comunque proseguire l’azione. Insomma imparziale, ma anche intrattenitore, regge il confronto con i predecessori. Peccato la caduta sul finale. Un po’ di confusione nelle votazioni, che incoronano nuovamente vincitrice la cultura e, per una volta, anche l’economia.

 

Francesco Morgando 8+ In crescita nelle nostre valutazioni, mai così attivo e sveglio il nostro guardialinee e capoultrà. Sfodera i suoi migliori inni dall’inizio dal mondiale, come per esempio “NOI ABBIAMO UNA SCRITTRICE CHE, CON LA PENNA E’ MEGLIO DI PELE’. ELSA ELSA MORANTE…” Ma quello che tra tutti si insinua di più nei cuori della tifoseria è : “CON LE MOSCHE, LE MOSCHE LE MOSCHE DEL CAPITALE, VOLPONI CI VINCE IL MONDIALE!” …e già tra il pubblico si bisbiglia: “che ci sia qualcosa di profetico?” (che davvero “Le mosche del capitale” abbia le carte in regola per la vittoria?). Insomma non sappiamo se con questa prova si aggiudicherà la laurea in lettere, ma di sicuro si meriterebbe quella in “Innologia applicata al Libro”

 

Andrea Bajani 7 Sempre impeccabile e grande performer è, purtroppo, costretto in panchina a da un “infortunio” che non gli permette né di sentire né di vedere bene e lo inabilita dunque al ruolo di arbitro. Tuttavia anche dai bordi del campo riesce a far sentire la sua presenza e raccoglie gli slanci del pubblico. “Chi è stato presente agli altri incontri…” sta per cominciare la sua introduzione quando la platea si solleva in una ola di mani alzate. Grande esaltatore di folle anche suo malgrado.

 

Paolo Volponi 8 Forse ignorato dai più, ha giocato una partita più “vivo” che mai. Il suo romanzo “Le mosche del capitale” è ambientato a Bovino (alias Torino) e si ispira alle suo vicende personali di dirigente. A lui non interessa raccontare una storia, ma porre dei problemi. Non scrive in quanto intellettuale, ma per un’esigenza personale. Lascia parlare gli animali, astri, oggetti del quotidiano, merci più vive di tanti manager. “Un giorno dirò tutto, scriverò un memoriale, un libro bianco sui grandi dirigenti, sulle grandi politiche aziendali, la verità sulla ricerca e lo sviluppo, sulle qualità produttive, sugli investimenti, sulle grandi novità tecnologiche, sui grandi, questi sì, altro che grandi, prelievi personali e soprusi, sulle mosche, sì, le mosche del capitale.” Un top player che ha tutte le carte in regola per giocarsi questa semifinale. Cuore, muscoli e cervello al servizio della propria causa.

 

Massimo Raffaeli 8,5 Grazie al giusto mix di tecnica e passione il ct di Volponi si porta a casa la vittoria. Di grande effetto la scelta dell’ inno, Dancing in the Dark! Peccato non averne specificato le motivazioni… “C’è del metodo in qualunque follia” è il suo esordio. E lui di sicuro ha usato il metodo giusto! Convince lentamente e alla fine conquista. Mette il romanzo al centro e lo fa tirare dritto sul portiere. Approfitta dei rigori per mettere in campo un video di Volponi, che da solo si racconta. L’ultimo rigore, un vero “cucchiaio” per la sua brevità e incidenza, va a segno e non lascia scampo. E’ quando la mano dell’allenatore non si vede, quando il gioco sembra che magicamente si costruisca da solo, che il ct ha fatto al meglio il suo lavoro.

 

Elsa Morante 7 “Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. Avevo presto imparato (fu lui, mi sembra, il primo ad informarmene), che Arturo è una stella: la luce più rapida e radiosa della figura di Boote, nel cielo boreale! E che inoltre questo nome fu portato da un re dell’antichità, comandante a una schiera di fedeli: i quali erano tutti eroi, come il loro re stesso, e dal loro re trattati alla pari, come fratelli.” Un romanzo di formazione dal tono fiabesco, dalla trama intricata, infittita di descrizioni quasi minuziose. Anche in momenti difficili abbiamo sempre bisogno di una fiaba. Peccato la poca intesa con l’allenatore e il forte avversario. Presenza importante e ottima giocatrice, soprattutto in fase difensiva. Saprà rifarsi alla prossima occasione.

 

Emmanuela Carbè 6- Grande inizio, quello di questa giovane scrittrice! Durante il suo inno si balla e si battono le mani. Ottimo modo per stemperare la tensione… che però si fa sentire lo stesso. Parte aggressiva proprio dalle parole di Volponi “Non si può più raccontare” e in effetti  la Carbè non ci riesce proprio. Perde l’energia iniziale e si chiude subito in difesa. Non riesce a raccontare e neanche a farci sognare. Ogni timido slancio di ripartire alla conquista del centrocampo avversario è subito stoppato. Subisce per novanta minuti (o giù di lì). Insomma non vince e non convince. Ci lascia intravedere passione e strategia, ma non conclude. E neanche il video da “Io ed Annie” di Woody Allen la salva da una sconfitta ormai chiara dall’inizio della ripresa. Complice l’emozione e, forse, l’intesa non vincente tra lei e “L’isolaL’ultimo incontro dei quarti di finale è dei dimenticati, bistrattati, mai capiti. Quando ormai i grandi si sono già scontrati e i fortunati preparano la valigia per le semifinali, il terreno di scontro viene lasciato ai più sconosciuti, ma non meno significativi. Non c’ è, dunque, niente da perdere. Vediamo come sono andati i protagonisti:

 

Davide Ferraris 7,5 Il libraio della Therese è l’arbitro d’eccezione dell’incontro! Il primo che non si incarta nelle questioni del regolamento. Almeno nella parte iniziale. Si vede che ha studiato bene il suo ruolo. Frizzante ed energico illustra sapientemente le regole e catapulta i tifosi dentro il gioco. L’unico dubbio… Siamo sicuri che i rigori siano stati regolari? Come primo tiro in porta, al posto di una citazione, un video per schieramento. Ma lascia comunque proseguire l’azione. Insomma imparziale, ma anche intrattenitore, regge il confronto con i predecessori. Peccato la caduta sul finale. Un po’ di confusione nelle votazioni, che incoronano nuovamente vincitrice la cultura e, per una volta, anche l’economia.

 

Francesco Morgando 8+ In crescita nelle nostre valutazioni, mai così attivo e sveglio il nostro guardialinee e capoultrà. Sfodera i suoi migliori inni dall’inizio dal mondiale, come per esempio “NOI ABBIAMO UNA SCRITTRICE CHE, CON LA PENNA E’ MEGLIO DI PELE’. ELSA ELSA MORANTE…” Ma quello che tra tutti si insinua di più nei cuori della tifoseria è : “CON LE MOSCHE, LE MOSCHE LE MOSCHE DEL CAPITALE, VOLPONI CI VINCE IL MONDIALE!” …e già tra il pubblico si bisbiglia: “che ci sia qualcosa di profetico?” (che davvero “Le mosche del capitale” abbia le carte in regola per la vittoria?). Insomma non sappiamo se con questa prova si aggiudicherà la laurea in lettere, ma di sicuro si meriterebbe quella in “Innologia applicata al Libro”

 

Andrea Bajani 7 Sempre impeccabile e grande performer è, purtroppo, costretto in panchina a da un “infortunio” che non gli permette né di sentire né di vedere bene e lo inabilita dunque al ruolo di arbitro. Tuttavia anche dai bordi del campo riesce a far sentire la sua presenza e raccoglie gli slanci del pubblico. “Chi è stato presente agli altri incontri…” sta per cominciare la sua introduzione quando la platea si solleva in una ola di mani alzate. Grande esaltatore di folle anche suo malgrado.

 

Paolo Volponi 8 Forse ignorato dai più, ha giocato una partita più “vivo” che mai. Il suo romanzo “Le mosche del capitale” è ambientato a Bovino (alias Torino) e si ispira alle suo vicende personali di dirigente. A lui non interessa raccontare una storia, ma porre dei problemi. Non scrive in quanto intellettuale, ma per un’esigenza personale. Lascia parlare gli animali, astri, oggetti del quotidiano, merci più vive di tanti manager. “Un giorno dirò tutto, scriverò un memoriale, un libro bianco sui grandi dirigenti, sulle grandi politiche aziendali, la verità sulla ricerca e lo sviluppo, sulle qualità produttive, sugli investimenti, sulle grandi novità tecnologiche, sui grandi, questi sì, altro che grandi, prelievi personali e soprusi, sulle mosche, sì, le mosche del capitale.” Un top player che ha tutte le carte in regola per giocarsi questa semifinale. Cuore, muscoli e cervello al servizio della propria causa.

 

Massimo Raffaeli 8,5 Grazie al giusto mix di tecnica e passione il ct di Volponi si porta a casa la vittoria. Di grande effetto la scelta dell’ inno, Dancing in the Dark! Peccato non averne specificato le motivazioni… “C’è del metodo in qualunque follia” è il suo esordio. E lui di sicuro ha usato il metodo giusto! Convince lentamente e alla fine conquista. Mette il romanzo al centro e lo fa tirare dritto sul portiere. Approfitta dei rigori per mettere in campo un video di Volponi, che da solo si racconta. L’ultimo rigore, un vero “cucchiaio” per la sua brevità e incidenza, va a segno e non lascia scampo. E’ quando la mano dell’allenatore non si vede, quando il gioco sembra che magicamente si costruisca da solo, che il ct ha fatto al meglio il suo lavoro.

Elsa Morante 7 “Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. Avevo presto imparato (fu lui, mi sembra, il primo ad informarmene), che Arturo è una stella: la luce più rapida e radiosa della figura di Boote, nel cielo boreale! E che inoltre questo nome fu portato da un re dell’antichità, comandante a una schiera di fedeli: i quali erano tutti eroi, come il loro re stesso, e dal loro re trattati alla pari, come fratelli.” Un romanzo di formazione dal tono fiabesco, dalla trama intricata, infittita di descrizioni quasi minuziose. Anche in momenti difficili abbiamo sempre bisogno di una fiaba. Peccato la poca intesa con l’allenatore e il forte avversario. Presenza importante e ottima giocatrice, soprattutto in fase difensiva. Saprà rifarsi alla prossima occasione.

 

Emmanuela Carbè 6- Grande inizio, quello di questa giovane scrittrice! Durante il suo inno si balla e si battono le mani. Ottimo modo per stemperare la tensione… che però si fa sentire lo stesso. Parte aggressiva proprio dalle parole di Volponi “Non si può più raccontare” e in effetti  la Carbè non ci riesce proprio. Perde l’energia iniziale e si chiude subito in difesa. Non riesce a raccontare e neanche a farci sognare. Ogni timido slancio di ripartire alla conquista del centrocampo avversario è subito stoppato. Subisce per novanta minuti (o giù di lì). Insomma non vince e non convince. Ci lascia intravedere passione e strategia, ma non conclude. E neanche il video da “Io ed Annie” di Woody Allen la salva da una sconfitta ormai chiara dall’inizio della ripresa. Complice l’emozione e, forse, l’intesa non vincente tra lei e “L’isola di Arturo”